“Un Pesach di consapevolezza”

rgCari amici,
la festa di Pesach costituisce per ciascuno di noi, in ogni generazione, un forte richiamo a compiere una verifica, un fermo invito a formulare la domanda se ci sentiamo “come se noi stessi fossimo stati liberati con i nostri padri in Egitto”. Il che significa che non si festeggia l’evento lieto che accadde ai nostri padri, ma il nostro evento lieto, la nostra personale e attuale liberazione.
Ognuno è quindi investito delle responsabilità conseguenti all’acquistata libertà, solo con la propria coscienza.
Ma il racconto dell’Esodo ci insegna anche che non c’è posto per la piena libertà politica e sociale della comunità se in questa non vengono rispettati i principi etici e i diritti fondamentali di ogni persona.
Ogni anno l’uscita dall’Egitto viene vissuta come una nuova nascita.
Ma sapersi rinnovare non è mai solo dimensione interiore e nemmeno abbandono di ciò che è alle spalle, ma piuttosto, capacità di dare un senso nuovo e rinnovato alla nostra vita individuale e comunitaria.
Nulla di positivo può essere conquistato senza un nostro impegno forte, coerente e rispettoso delle idee e del lavoro di tutti.
Anteporre la nostra coesione e la nostra concordia, rispetto a qualsiasi altro desiderio o esigenza costituisce un valore imprescindibile.
Il bene del popolo viene prima e costituisce il presupposto di quello individuale.
Pesach Kasher ve Sameach.

Renzo Gattegna,
presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(14 aprile 2014)