Reuven Yaron (1924-2014)
Con la scomparsa di Reuven Yaron, venuto a mancare lo scorso 3 aprile a Gerusalemme, la comunità scientifica internazionale perde un Maestro di alta statura, che ha dato un contributo di rilevante valore alla crescita delle discipline storico-giuridiche e, in particolare, al consolidamento e al prestigio del sistema accademico israeliano, che ha avuto in lui per decenni un punto di riferimento di sicura fama mondiale.
Nato a Vienna nel settembre 1924, allievo del grande David Daube, Yaron appartiene a quella schiera di giuristi di formazione continentale che, fuggiti dall’ostile Vecchio Continente, portarono in Terra d’Israele l’antico patrimonio della cultura giuridica europea, per farlo lievitare e fruttificare nel nuovo contesto scientifico del rinascente Israele, al servizio delle peculiari esigenze teoriche e pratiche della risorta patria ebraica. In particolare, gli va riconosciuto il grande merito di avere tenuta viva, in quel Paese, la scienza del diritto romano, che – forte, com’è noto, di una gloriosa tradizione in Europa – è stata invece alquanto trascurata in Israele (con poche, significative eccezioni, tra cui, oltre a Yaron, si segnala il suo degno allievo Alfredo Mordechai Rabello, chiamato al doloroso compito di pronunciare, insieme ad Aaron Barak, già Presidente della Corte Suprema di Israele, la ‘laudatio’ funebre del suo amato Maestro), in considerazione della preminenza della tradizione giuridica di radice anglosassone.
Venuto a insegnare e studiare in un Paese non particolarmente sensibile alle tematiche del Civil Law, e in particolare all’approfondimento del diritto romano, Yaron ha saputo però sapientemente intrecciare gli studi romanistici con quelli del diritto biblico e degli altri sistemi giuridici dell’antico Vicino Oriente, dando luogo a pubblicazioni di grande profondità e originalità (ricordiamo, in particolare, i volumi sulla donazione ‘mortis causa’ in diritto ebraico e romano, l’Introduzione al diritto dei papiri aramaici, i saggi sulle leggi di Eshnunna, sui documenti di Elefantina, sul matrimonio e il divorzio nelle fonti ebraiche ed aramaiche ecc.), nelle quali le conoscenze degli antichi diritti occidentali e orientali sono state fatte oggetto di una comparazione storica lucida e obiettiva, priva di forzature di tipo ‘assimilante’ e lontana da ideologiche scale gerarchiche tra le diverse tradizioni giuridiche del mondo antico, tutte interrogate nella loro realtà e specificità, al di là della loro presunta, maggiore o minore vetustà e ‘nobiltà’.
Preside della Facoltà di Diritto della Hebrew University di Gerusalemme dal 1967 al 1971, assunse tale prestigioso incarico subito dopo la guerra dei “Sei giorni”, a seguito della quale l’Università poté tornare a occupare la sua sede originaria di Monte Scopus (dalla quale, com’è noto, fu forzatamente rimossa a seguito del sanguinoso e proditorio attacco compiuto dagli arabi nel 1948, già conclusa la guerra d’Indipendenza, in flagrante violazione degli accordi armistiziali), e fu sotto la sua guida che la rivista giuridica della Facoltà, ‘Mishpatìm’, iniziò, nel 1969, le sue pubblicazioni, per poi assurgere a un ruolo di preminenza nella letteratura giuridica israeliana. Tra i suoi altri numerosi incarichi di prestigio, ricordiamo la partecipazione all’Editorial Board della Israel Law Review, la direzione della Jewish National and Universal Library, la presidenza dell’Authority sulle trasmissioni radiotelevisive, la presidenza del Comitato per le pubblicazioni della Hebrew University.
Ricordo con commozione un lungo colloquio che ebbi l’onore di avere con lui nel 2006, nel corso del quale mostrò una conoscenza straordinariamente approfondita dello stadio degli studi storico-giuridici nel mondo e, in particolare, nel nostro Paese, a cui si sentiva particolarmente legato (della sua partecipazione a un seminario su “La formazione del diritto nel Vicino Oriente antico”, svolto presso l’Università “la Sapienza” di Roma nell’aprile del 1985, resta traccia in un suo fondamentale saggio sulla “Evolution of the Biblical Law”, pubblicato negli Atti congressuali [1988], ancor oggi ineludibile punto di riferimento degli studi in materia). Mi esplicitò con rispetto e franchezza, in particolare, le ragioni del suo dissenso scientifico verso l’altro Grande Maestro delle sue e mie discipline, Edoardo Volterra.
Lo Stato d’Israele, la storia del diritto e tutto il mondo della cultura gli devono molto. Onore alla sua memoria.
Francesco Lucrezi, storico
(23 aprile 2014)