25 aprile – Con la Brigata Ebraica, in tutta Italia
“È urgente ricordare che chi offende il simbolo e il lascito della Brigata Ebraica ingiuria l’intero retaggio storico e politico della Resistenza italiana. Che l’insulto al contributo della Brigata alla Liberazione colloca automaticamente chi lo compie sulla sponda opposta all’antifascismo”. Lo ha scritto con forza il Corriere della Sera, all’indomani del 25 aprile, rilanciando il messaggio del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Una verità compresa da tanti cittadini che hanno scelto di partecipare alla celebrazione proprio sotto le insegne della Brigata ebraica, in tanti luoghi d’Italia. Non solo Roma e Milano, ma, tra gli altri, Trieste, Livorno, Verona (nell’immagine in alto la cerimonia alla Risiera di San Sabba con il rav Elia Richetti in uno scatto di Giovanni Montenero, poi il corteo a Roma, a Milano, con, tra gli altri, il vicepresidente UCEI Roberto Jarach, a Livorno e a Verona).
E se sotto i riflettori finiscono gli insulti, gli attacchi tristi e squallidi, vanno segnalati invece i tanti applausi, spontanei, che accolgono il passaggio dei simboli della Brigata ebraica.
Applausi che riaffermano, con dignità, che al di là dei facinorosi, sono tanti i cittadini consapevoli del concetto che tengono a ribadire oggi su questo notiziario anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il rav Benedetto Carucci Viterbi.
“Vorrei proporre un’impressione (da verificare con esattezza, con qualche speranza di essere smentito) e una domanda conseguente – spiega rav Di Segni – Ho l’impressione che l’attenzione e l’impegno istituzionale e dei media (tv, giornali ecc.) intorno al 25 aprile e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti quelli intorno al giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella società intorno a noi? L’ebreo va ricordato solo come vittima e la Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o marginalizzata? In nome di che cosa?”.
“Venerdì scorso era il 25 Aprile, anniversario della Liberazione. Oggi, 27 di Nissan, è Yom haShoah ve haGevurah, giorno di ricordo della Shoah e dell’eroismo dei combattenti del ghetto di Varsavia – scrive rav Carucci – Gli ebrei è chiaro da che parte fossero in quei tempi tremendi: o vittime o resistenti. Da che parte fosse il gran Muftì di Gerusalemme è altrettanto chiaro: accanto ad Hitler. Non dovrebbero esserci dubbi su quali bandiere abbiano diritto a sfilare nelle cerimonie pubbliche e quali non ne abbiano alcun titolo”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(27 aprile 2014)