coincidenze…

Shabbat scorso ho letto l’articolo di Adachiara Zevi in Pagine Ebraiche di aprile sui monumenti in ricordo della Shoah. Sono rimasto colpito da un dettaglio del Memoriale di Berlino realizzato da Peter Eisenman nel cuore della città. Il monumento consiste in “2711 pilastri a quote diverse” che “costruiscono una gigantesca griglia deformata e sbilenca”. Alcuni anni fa sono stato a Berlino per un congresso (non ebraico). La decisione di andarci non la presi a cuor leggero. Appartengo a una generazione, quella dei figli dei sopravvissuti alla Shoah, per la quale le cose tedesche non si compravano e in Germania non ci si andava (oggi le cose sono cambiate, anche grazie a una folta comunità ebraica insediatasi dopo l’abbattimento del muro). Alla fine mi decisi per il sì perché, mi dissi, in realtà non andavo in una città tedesca ma andavo nella città dove era nata la mia bisnonna materna Dora Olschki z.l. Ricercavo la storia della mia famiglia. E infatti, subito prima e dopo il congresso e fra una sessione e l’altra, mi recai nei luoghi ebraici più significativi, oltre che ovviamente al Bet hakeneset di Shabbat. Visitai così, fra gli altri, il Memoriale progettato da Eisenman e il Museo Ebraico di Libeskind (di cui parla ampiamente Dario Calimani in un altro articolo nello stesso numero di Pagine Ebraiche). Il numero “2711” delle colonne in pietra nera non mi disse niente sei anni fa, anche se sicuramente era indicato nei pannelli esplicativi ed è anche riportato nella Guida turistica della città che avevo con me. Ma oggi, da un paio d’anni a questa parte, il numero 2711 è diventato un chiodo fisso per me. Infatti è il numero dei dappim (fogli) del Talmud bavlì. Dato che sono coinvolto nella traduzione in italiano di questa immensa opera e tutta l’organizzazione e la gestione del progetto ruotano attorno a questo numero, come lo vedo ho un riflesso condizionato. E leggendo l’articolo di Adachiara Zevi, mi è subito saltato all’occhio. Ma come mai le colonne nere del Memoriale sono proprio 2711? Hanno una qualche attinenza con il Talmud? Mi sembrerebbe strano. Ho fatto un rapido giro su Internet e ho trovato che anche altri hanno notato la curiosa coincidenza. Uno ha anche chiesto a Eisenman se ci fosse un nesso fra il Memoriale e il Talmud e lui gli ha risposto che no, non c’era né sapeva di questo numero dei fogli del Talmud (“ma sei sicuro?!”), rivelandogli che le colonne dovevano essere di più ma poi furono ridotte per mancanza di spazio.

L’idea che proprio nel cuore della città simbolo della civiltà tedesca un monumento ricordi i bambini, le donne e gli uomini ebrei bruciati dai nazisti, come fecero per i loro libri, e che abbia lo stesso numero di componenti del Talmud, l’opera ebraica più famosa a essere bruciata fin dal medioevo, invita se non altro a riflettere un attimo.

Volendo si potrebbero trovare altre coincidenze e connessioni col Talmud, sia in questo memoriale sia nel “contro-monumento” di Amburgo (di cui si parla nello stesso articolo), una colonna di piombo che “si inabissa progressivamente sino a scomparire nel giro di sette anni”. E sette anni sono il tempo necessario per concludere lo studio del Talmud secondo il ciclo del daf-yomì (un foglio al giorno), che oggi va molto di moda. Ma mi fermo qui. Le coincidenze, si sa, a volte traggono in inganno. Anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno.
Che questa riflessione mi sia occorsa nello Yom haShoah, però, non è una coincidenza casuale.

rav Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano

(28 aprile 2014)