Nugae – Casa

matalonNon c’è altro posto al mondo come casa. Casa è il solo posto dove ci si fa estrarre denti del giudizio, dove ci si taglia i capelli, e dove non si è mai sconosciuti. Non si può mica ripartire ex novo, inseparabili dalla propria storia e dalle proprie etichette. Ovviamente è il bello ma anche il brutto, oltre a guance doloranti e capelli immancabilmente troppo corti. Per evitare almeno una parte di questi turbamenti della socialità, è stata inventata una app. Scontato. Si chiama Cloak, e idealmente permette di vivere in incognito offrendo a chi la usa la possibilità di evitare chiunque non voglia incontrare per strada. È stata definita l’anti-social media, mostra le persone con un pallino su una cartina e il gioco è fatto. Tipo la Mappa del Malandrino di Harry Potter, ma quella era più carina perché era su pergamena. Cloak invece funziona controllando quello che i propri contatti fanno su Forsquare e Instagram. Che so a malapena cosa siano, dunque la cartina sarebbe comunque vuota. Ma a parte questo, anche per i super tecnologici che padroneggiano tutta questa roba e hanno paura di incontrare una ex ragazza ancora indispettita, Cloak non è in ogni caso un rimedio contro tutti coloro che si è espresso il desiderio di non voler mai più rivedere per il resto dei propri giorni a causa di poderose figuracce o sfortunate coincidenze, ma magari non si conoscono nemmeno per nome. Per esempio non impedisce di incontrare il ragazzo delle consegne del ristorante cinese qua vicino, che si è sentito dire “tenga il resto”, con sommo compiacimento per aver pronunciato la battuta da film con sufficiente disinvoltura, quando mancavano più di due euro. Oppure il padrone israeliano di jack russell in infradito a partire da aprile, che non capirà mai di avere davanti a sé la donna della sua vita perché la incontra sempre quando porta giù il cane praticamente in pigiama. Ma la verità è che probabilmente nemmeno i suoi creatori credono all’utilità di questa applicazione, la cui idea francamente è pure un po’ antipatica. Sarà un grido d’aiuto per scappare da una vita troppo virtualmente sociale? Un po’ trito come dibattito ultimamente, ma insomma. Schiavi noi fummo in terra d’Egitto, però evidentemente ora lo siamo altro che solo in terra d’Egitto, e pensiamo pure di essere uomini liberi. Ma tanto social o non social l’anno prossimo, tutti Gerusalemme, sarà difficile non incontrarsi.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF

(28 aprile 2014)