Qui Torino – La Memoria degli ebrei di Saluzzo

Saluzzo - sindaco Paolo Allemano“Da questa casa di riposo in cui erano ospiti, i cittadini saluzzesi : Marco Levi, Emanuele Sionne Segre, Emma Segre, Moise Segre, furono prelevati dalle SS il 24 aprile 1944. Avevano 63, 64, 70 e 78 anni”. Al loro ricordo è dedicata l’istallazione artistica inaugurata lo scorso 2 maggio presso la casa di riposo Emanuele Tapparelli d’Azeglio di Saluzzo. Un’opera realizzata dalla classe III DB del Liceo Artistico Soleri-Bertoni di Saluzzo, sotto la guida dell’artista saluzzese Piero Bolla e impulso dell’associazione culturale Giorgio Biandrata , che dimostra l’impegno della città piemontese – già attiva con diverse iniziative legate alla Memoria – a non dimenticare le vittime del nazifascismo. Così, alla presenza del sindaco di Saluzzo Paolo Allemano, del presidente della Comunità ebraica di Torino Giuseppe Segre, del vescovo Giuseppe Guerrini, la città, e in particolare i suoi giovani, hanno ricordato i concittadini ebrei che che settant’anni fa furono deportati ad Auschwitz, da cui non fecero più ritorno. Per l’occasione, il presidente Segre ha letto una lettera della nonna, Emma Segre, ultima missiva inviata dal campo di Fossoli, in cui ricorda le “buone sorelle” dalla casa di riposo Tapparelli.
“Questa installazione intende onorare la memoria di persone vissute da sempre a Saluzzo e divenute nel 1938, per legge , improvvisamente straniere e nemiche”, si legge nella targa che affianca l’installazione. “Onorerà davvero la loro memoria chi, dopo aver condannato i fatti di allora, non rinuncerà oggi a combattere ogni pregiudizio razziale e non accetterà senza reagire alcuna disuguaglianza di diritti imposta ad un gruppo umano, sulla base della sua origine”.
Quando il 24 aprile 1944 le SS bussano alla Tapparelli, sono sei gli ospiti ebrei della casa di riposo. I nazisti trascinano, per incarcerarli nelle Carceri Nuove di Torino, i coniugi Segre assieme a Emanuele Segre e Marco Levi. Riesce a salvarsi, Vittoria Segre, tenuta nascosta dal coraggio di suor Brigida. Anche Anna Segre Debenedetti non viene prelevata: morirà il giorno dopo la cattura dei quattro.
Grazie all’impegno dell’associazione Giorgio Biandrata, del liceo Soleri-Bertoni – dei suoi professori e della dirigenza scolastica guidata da Alessandra Tugnoli – così come del Comune, questi nomi, queste persone, le loro storie rientrano nella memoria collettiva della città. La responsabilità di restituire dignità a un passato di tragedia viene trasmesso alle nuove generazioni, con il coinvolgimento in prima persona degli studenti. Per questo Saluzzo è impegnata da diversi anni a creare nel tessuto cittadino una coscienza condivisa rispetto alla tragedia che segnò la comunità ebraica e la società intera. Tra i progetti portati avanti dall’associazione Giorgio Biandrata, ricordiamo la traduzione in italiano, da parte degli studenti del Liceo Linguistico, di un libro scritto da Chaya Horowitz Roth, sopravvissuta con la sorella Gitta nella fuga di mille ebrei di St. Martin Vésubie e profuga a Valdieri nel settembre del 1943. Il libro si intitola “The Fate of Holocaust”.
Altra iniziativa, l’allestimento di una pièce teatrale intitolata “Lettera da Varsavia” sul tema della Memoria: la traduzione teatrale, realizzata da Valerio Dell’Anna, del libro di Kolitz Zvi “Jossl Rakover si rivolge a Dio” con protagonisti gli studenti di alcune classi del liceo di Saluzzo.

Daniel Reichel

Di Seguito la testimonianza di Emma Segre, che in una lettera – letta dal nipote Giuseppe Segre, presidente della Comunità di Torino, durante le celebrazioni presso la casa di riposo Tapparelli di Saluzzo – ricorda la generosità delle suore della casa di riposo presso cui era ospitata, prima di essere incarcerata e poi deportata ad Auschwitz, da cui non farà ritorno.

Carissima e tanto buona Luciana, puoi immaginare come rimasi quando seppi che tu e Rina eravate state a Carpi ed io non riuscii a vedervi, rimasi male perché gran conforto avrei avuto a vedervi e aver notizie di tutte le persone a me tanto care… Ti ringrazio per ciò che ci hai portato, spiacente solo per il disagio che hai avuto… Noi bene di salute, ma il morale è molto depresso, l’ambiente non è certo atto a rialzarlo. Qua si parla con insistenza d’una prossima partenza e allora non avrò più il conforto di avere notizie vostre… Ti prego di un saluto caro al mio vecchio dottore; al fratello porgi i miei più sentiti auguri pel suo compleanno. Alla buona e tanto cara Rina i miei baci più affettuosi: penso ancora con commozione allo schianto suo nell’ora del distacco. Rispettosi saluti alle buone suore. Dì a suor Rachele che alla sera quando mi butto sul mio lurido giaciglio di paglia ricordo con nostalgia il morbido letto del Tapparelli e le affettuose attenzioni della buona suora: la ricordo sempre e invoco per lei e per tutte le pie suore e per i miei cari ogni bene.

Baci, ricordami agli adorati bimbi, saluti e baci ad Eugenia.

A te ed alla buona Rina i miei baci più affettuosi anche a nome di papà.

Mamma Emma

(4 maggio 2014)