Ticketless – Vincere facile
Condivido le preoccupazioni di Rav Di Segni sul declino del 25 aprile. Il problema, oggi davanti agli occhi di tutti, ha origini lontane. Il terremoto-Pansa ha fatto breccia fra gli storici giovani. La maggioranza degli italiani è contenta se i negozi rimangono aperti. Il 25 aprile è diventato un giorno feriale.
Dopo tanti anni sono ritornato nel paese di montagna dove festeggiavo la Liberazione quando ero bambino. Non mi capitava di farlo da tempo, pur sapendo bene che dai bordi meglio che dal centro i flussi della memoria nazionale sono sempre più facili da osservare. Qui come ovunque un 25 aprile dimesso. Alle giuste preoccupazioni di Rav Di Segni aggiungerei la crisi economica, che ha una sua parte rilevante. Nel senso stretto del termine sono anni di vacche magre nei campi di queste povere vallate, non dico magre come nel 1943-1945, ma poco ci manca. I giovani tornano lavorare ai campi, le fabbriche chiudono: una amara legge del contrappasso, non saprei dire se avrebbe rallegrato Nuto Revelli. Di fianco a me sfilava un partigiano quasi novantenne, inconsolabile per la scarsa adesione della cittadinanza. Eppure, eppure. Gli ho esposto la mia tesi. Oggi nessuno sa niente, ma non è detto che la gente sapesse veramente che cosa è stata la Resistenza quando le piazze del 25 aprile erano piene e c’era meno disoccupazione in giro. Dovrebbe essere più facile “capire” quando si è dentro una terribile crisi politico-economica e non si sa come uscirne. Le due “crisi”, della memoria e del lavoro, se si aiutassero a vicenda, potrebbero essere superate. Gli anni delle vacche grasse, delle mostre faraoniche, dei cataloghi in carta patinata, dei maxi-convegni internazionali, dei pubblici finanziamenti troppo generosi sono archiviati. Per fortuna! Il vecchio partigiano mi è sembrato convinto. Lo sfarzo non s’addice ai Banditi, gli ho detto per scherzo. Finalmente un sorriso sul suo volto, poi ha esclamato, con automatismo di teledipendente, ma pazienza: “A noi partigiani non è mai piaciuto vincere facile”.
Alberto Cavaglion
(7 maggio 2014)