J-Ciak -The German Doctor
Fuori lo scenario è d’incanto: le acque del lago di Nahuel Huapi si perdono a vista d’occhio, le cime sono innevate, i cieli immensi. Ma tra le mura di casa si gioca una partita cupa e inquietante. Il film è The German Doctor, ultimo lavoro della trentasettenne regista e scrittrice argentina Lucía Puenzo, in uscita nelle sale italiane questo week end.
Ci troviamo in Patagonia, nel 1960, quando nel suo viaggio verso Bariloche dove sta per aprire una casa vacanza, una famiglia argentina incrocia un medico tedesco (interpretato da Alex Brendemühl). L’uomo li accompagna attraverso il deserto, colpito da una delle figlie, Lilith, 12 anni (Florencia Bado), una bimba dagli occhi chiari, lunghi capelli biondi e una corporatura troppo minuta per l’età. L’uomo affitta una stanza dalla famiglia e ben presto conquista la fiducia e l’ammirazione di tutti.
Si capisce subito che Helmut Gregor non è uno straniero qualsiasi, ma ci vuole un po’ prima che il nome di Josef Mengele si materializzi e l’incontro acquisti un significato ben particolare. Agli estremi confini del mondo, in una Bariloche che pare un villaggio alpino, l’Angelo della morte di Auschwitz tenta di riannodare i fili della sua scienza. Promette di far crescere Lilith e intanto segue la madre (Natalia Oreiro) nella sua nuova gravidanza. Mentre agenti israeliani cercano di assicurarlo alla giustizia, la donna lo lascia fare ma il padre (Diego Peretti) finirà per ribellarsi.
The German Doctor, tratto dal romanzo omonimo della regista, in libreria da poche settimane con il titolo Il medico tedesco (Guanda, 234 pp.), si concentra sui sei mesi che Mengele, dopo la fuga dall’Europa, trascorse in Argentina prima di scappare alla volta del Paraguay e infine del Brasile dove morirà, nuotando nell’Atlantico, a 68 anni. “Mi ha sempre incuriosito come dopo la guerra centinaia di nazisti siano stati accolti in Argentina e in tutta l’America latina – dice Lucía Puenzo – Non è un segreto, è qualcosa che impariamo a scuola, ed è strano che siano così pochi i libri e i film su questo argomento”.
The German Doctor, uscito negli Stati Uniti a fine aprile, mischia thriller, horror e Storia in un impasto capace di tenere lo spettatore inchiodato allo schermo e riporta alla memoria dei cinefili il film del 1976 di Ira Levin, I ragazzi venuti dal Brasile, dedicato proprio alla storia di Mengele. Nei panni del cacciatore di nazisti, Laurence Olivier, che nello stesso anno impersona l’Angelo bianco, dentista di Auschwitz, torturatore di Dustin Hoffmann nel Maratoneta di John Schlesinger.
E inevitabile il rimando è all’Italia. Alla vicenda di Erich Priebke, che a Bariloche trovò rifugio per anni, e all’atroce rete di connivenze che dopo la seconda guerra mondiale consentì la fuga ai criminali nazisti schiudendo loro le porte di monasteri, fornendoli di punti d’appoggio e documenti falsi. Vale la pena di ricordare che a fornire una nuova identità a Josef Mengele è il Comune di Termeno, in provincia di Bolzano (che provvide di documenti anche Eichmann) e che il 25 maggio 1949 Mengele si imbarcò alla volta dell’America latina dal porto di Genova, come dimostra la scheda d’immigrazione emersa dopo la riapertura degli archivi argentini voluta otto anni fa da Néstor Kirchner su richiesta di Simon Wiesenthal.
Ma non va dimenticato nemmeno che a Bariloche, località di villeggiatura amatissima dagli argentini e celebre per la sua cioccolata, il revisionismo è sempre di casa e ogni anno si festeggia il compleanno di Hitler con party che richiamano ferventi nazisti anche da Buenos Aires.
Daniela Gross
(8 maggio 2014)