Qui Torino – Raccontare per la storia

lezione primo leviUna lezione Primo Levi un po’ differente dal solito ha visto questa mattina la storica Anna Bravo dialogare, al salone del libro, con Domenico Scarpa, critico letterario, scrittore e consulente del Centro studi Primo Levi. Fabio Levi, direttore del Centro, ha spiegato come la scelta sia caduta per la prima volta su una storica: “Primo Levi era curioso, attento, e molto curiosa è anche Anna Bravo, che nei suoi studi ha seguito anche percorsi meno frequentati. Dalla storia orale alla storia di genere, ha sempre avuto un’attenzione particolare le strade meno percorse, proponendo visioni nuove”. Le idee del Centro Primo Levi, ha aggiunto, camminano ormai da sole, e vengono portate in giro dalle persone che ci seguono, e in molti sanno cogliere gli spunti e le idee dello scrittore torinese.
Il titolo della quinta lezione “Raccontare per la Storia”, è stato smontato e analizzato parola per parola, a partire dal senso profondo della parola “raccontare”. Per Anna Bravo questo è quello che dovrebbero fare gli storici: “I temi di cui ci occupiamo andrebbero anche narrati, non solo concettualizzati. Il solo enucleare l’oggetto che si sta studiando non basta a comunicare con i lettori”. La parole specialistiche, così come le parole inflazionate dal troppo uso, perdono peso e valore, e allora, ha spiegato: “Prima di mettermi a scrivere rileggo Primo Levi, nella speranza che qualcosa mi resti appiccicato addosso”.
Ogni singola parola ha un valore, un peso, un significato, e dopo il “raccontare” del titolo della lezione Scarpa ha sottolineato come il volume – pubblicato da Einaudi – sia diviso in tre parti, e la prima, “Deportazione per motivi razzisti”, colpisce, come un piccolo shock. “Di solito viene usato un termine diverso – ‘razziale’ – che è meno forte, è una parola quasi tranquilla, ormai, acquisita. Non è violenta, non riesce a far saltare nessuno sulla sedia”.
La violenza, per Anna Bravo, è un argomento di grande importanza, che è stato affrontato da Levi in un periodo in cui non era ancora neppure pensabile farlo. “C’è una sorta di interdetto, quando si parla di Resistenza, e Primo Levi è stato il primo ad dire, nel suo ‘Sistema Periodico’ cosa succede quando ci si confronta con la morte violenta. Ne sono vittime non solo coloro che vengono effettivamente uccisi, l’effetto di annichilimento colpisce anche chi, pur per cause giuste, pur costretto, porta a termine l’azione”.
La sala era piena di ragazzi arrivati anche da molto lontano per assistere alla lezione, e il dialogo ha toccato temi importanti, difficili, che è necessario continuare ad affrontare. Quelli che vengono spesso chiamati aguzzini non erano mostri seducenti: Levi scrisse ne “I sommersi e i salvati” che , appunto, “non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”.
Raccontare “per” la storia, ha concluso Anna Bravo, è una necessità, una finalità dichiarata, bisogna essere vigili, dal male ci si può difendere solo con l’attenzione. L’attenzione e la concentrazione delle centinaia di ragazzi presenti questa mattina.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(9 maggio 2014)