Shabbat di carta

anna segreI libri cartacei sono destinati a scomparire? E questo cosa comporterà? Scomparirà con la carta la modalità di lettura con cui siamo cresciuti, più lenta e riflessiva? Un tema di cui si discute spesso e che è saltato fuori anche nel seminario di lunedì scorso “The Jewish State of the Net” organizzato dalla redazione di Pagine Ebraiche. Le implicazioni di una simile ipotesi sono infinite, ma una ci riguarda in particolare: come faremo con lo Shabbat? Cambierà l’halakhah? Nasceranno tablet e computer fatti in modo da poter essere usati senza che sia considerato un lavoro? Oppure noi ebrei saremo gli unici a continuare a usare la carta, così come oggi dopo cinque secoli di stampa continuiamo a leggere la Torah su rotoli di pergamena scritti a mano? E cosa accadrà se i libri cartacei saranno sempre più rari e la carta sempre più costosa? Finiremo per diventare il popolo del non libro, del digiuno dal libro per un giorno alla settimana? Interrogativi a cui per ora è impossibile dare una risposta, ma qualcosa si può notare già oggi: siamo già il popolo del non telefono e della non mail dal venerdì sera al sabato sera, siamo quelli che polemizzano e lanciano mail infuocate per sei giorni, ma poi nel settimo hanno l’opportunità (anche se non sempre la colgono) di fermarsi a riflettere. E, dato che almeno per un giorno alla settimana non possiamo fare a meno di utilizzare la carta, questo forse significa che nel mondo ebraico, nonostante i costi e le difficoltà, i giornali cartacei sono ancora importanti e insostituibili.

Anna Segre, insegnante

(9 maggio 2014)