Due voci per capire
Tra ieri e l’altro ieri ho avuto occasione di ascoltare due interventi molto interessanti. Domenica, a Venezia, Amos Luzzatto ha concluso la IV edizione del Master Hans Jonas rivolgendosi alla platea di ragazze e ragazzi che hanno frequentato il corso di quest’anno. A partire dalla sua straordinaria esperienza intellettuale, sempre al confine tra cultura ebraica, umanistica e scientifica, Luzzatto ha tracciato un quadro dell’ebraismo odierno, diviso tra spinte più tradizionaliste e correnti più progressiste.
Parlando di chilonuth, di ebraismo laico, Luzzatto ha esortato i giovani a non dare tutto per scontato, tanto più quando si percorre la strada di un ebraismo non completamente ortodosso. E soprattutto ha ammonito i ragazzi sull’importanza di conoscere la lingua ebraica: solo così un ebreo della Diaspora può entrare in contatto con il centro culturale dell’ebraismo, che è Israele. Il che non vale soltanto per i religiosi, ma anche per i laici, che possono venire a conoscenza dei fermenti più vivaci in ambito letterario, scientifico, culturale e filosofico.
Ieri sera Clive Lawton, uno tra i più importanti formatori nel panorama ebraico di oggi e tra i fondatori del progetto “Limmud”, ha tenuto a Roma una conferenza insieme a Roberto Della Rocca sull’identità ebraica. Spaziando tra un argomento e l’altro, e duettando con il rabbino, Lawton ha ricordato la sua esperienza di osservante interessato a vivere ebraicamente la sua vita. E, rivolgendosi al pubblico, ha messo in guardia sul rischio principale delle comunità ebraiche contemporanee: un’ignoranza profondissima della nostra tradizione, sia da parte dei più rigorosi sia dei più secolarizzati.
Personalmente mi sono sentito chiamato in causa da entrambi. Ho avvertito l’urgenza di riprendere lo studio della lingua ebraica e di intensificare lo studio della Torah.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
(13 maggio 2014)