Qui Roma – Voci a confronto guardando al Limmud
“Liberiamo la creatività, ascoltiamo tutte le voci di sfida, diamo il benvenuto a chi non la pensa come noi. La dialettica e il confronto sono il modo più autentico di vivere l’identità ebraica”. È il messaggio che l’educatore londinese Clive Lawton, fondatore del Limmud e tra le personalità più influenti dell’ebraismo mondiale, ha voluto lanciare in occasione dell’incontro “Questioni di identità” organizzato al Centro Pitigliani di Roma grazie al supporto del dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con il patrocinio dell’associazione di cultura ebraica Hans Jonas. A confronto con Lawton il direttore del Dec Roberto Della Rocca e l’artista Evelina Meghnagi, che ha introdotto gli interventi.
Grande il coinvolgimento del pubblico, che ha partecipato con domande e sollecitazioni rivolte ad entrambi i relatori. A nome del Pitigliani il saluto inaugurale di Micaele Vitale. In sala il presidente UCEI Renzo Gattegna e i consiglieri Roberto Coen, Sabrina Coen, Jacqueline Fellus, Simona Nacamulli, Daniela Pavoncello ed Eva Ruth Palmieri.
Il confronto, come suggerisce il titolo, si è sviluppato principalmente sul concetto di identità e ha offerto un’ampia gamma di prospettive toccando i punti nodali di un dibattito che è centrale all’interno di ogni singola comunità. “Oggi – ha rilevato rav Della Rocca – assistiamo a una polarizzazione fortissima. Da una parte un ebraismo che è cresciuto nello studio e nelle mitzvot e dall’altra, specularmente, un gruppo considerevole di persone che tendono ad allontanarsi sempre più dalla vita comunitaria. A spaventarmi è la perdita di quel senso di incompletezza che è tipico della nostra identità. E contestualmente mi preoccupa chi vive di un ebraismo fatto soltanto di slogan in cui amare Israele vuol dire sventolare una bandiera ed essere religiosi indossare i tefillin. Un modello cui non può comunque essere contrapposta un’etica sociale in cui non vi sia spazio per le mitzvot. Oggi all’ebraismo italiano, e questo è il punto fondamentale di tutto il ragionamento, manca la forza di porsi degli interrogativi identitari”. Sulla stessa lunghezza d’onda Lawton, che ha ravvisato nella scarsa consapevolezza di sé una delle problematiche più stringenti. “C’è una grande ignoranza complessiva. Una sfida – ha incalzato – che possiamo affrontare soltanto attraverso il confronto e spogliandoci di preconcetti ideologici. Da qualunque parte essi arrivino”. In quest’ottica si inserisce il Limmud in programma a Firenze i primi due giorni di giugno. Uno storico debutto in Italia che Lawton si augura “il più possibile proficuo”.
Significative anche le parole di Evelina Meghnagi, soffermatasi in apertura sulla sua esperienza artistica e sul ruolo che questa può avere nella conservazione e nella trasmissione degli aspetti più prettamente identitari. Cosa significa cantare musica ebraica? Raccontare una tradizione del passato oppure proiettare questa identità al futuro? Queste le domande che hanno stimolato il suo ragionamento. “Da una parte vi è un lavoro di trasmissione di storie e memorie che appartengono ad epoche diverse – ha sottolineato l’artista – ma dall’altro è forte la consapevolezza della possibilità che si schiude di tenere in vita un mondo, il nostro mondo, rielaborando il passato con temi attuali”.
Già protagonista di uno shabbat insieme alla Comunità ebraica di Firenze, Lawton sarà questa sera a Torino alle 21 per confrontarsi una nuova volta con il rav Della Rocca nei locali comunitari sul tema “Come costruire o ricostruire l’armonia?”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(13 maggio 2014)