Time out – L’amico necessario

daniel funaroFa sorridere che ad applicare la censura preventiva a un libro sia proprio chi nelle università dovrebbe invitare a leggerli i libri e commentarli e magari a rifletterci anche sopra. Quello che non stupisce però è che poi gli interventi abbiano sempre come scopo quello di difendere l’intellighenzia ebraica del mondo, cioè coloro che a parer di alcuni sarebbero lo spirito critico di un popolo così umile e scemo da non aver compreso che la delegittimazione d’Israele è necessaria per prevenire l’oltranzismo d’Israele e per salvaguardare la nostra integrità morale. Hai capito che fortuna? Lo fanno per noi e manco ce ne eravamo accorti. Zeev Sternhell in una recente intervista sull’Unità sostiene che Israele pratica l’apartheid, Amos Oz manda lettere ai terroristi auspicandone la liberazione, Daniel Barenboim flirta con il nemico, ma lo fanno per il nostro bene. Così, dicono i loro difensori d’ufficio, salvaguardano anche l’ebraismo e Israele dal rischio del pensiero unico, e combattono contro questa moderna inquisizione che li condanna. Perché invero la loro critica a Israele è sacrosanta e benedetta, per cui se loro paragonano Israele ai nazisti è democrazia, ma se tu sostieni che loro sono ebrei che odiano se stessi no: tu sei violento e antidemocratico.
E se poi ti azzardi a contestare che parte della notorietà di alcuni scrittori israeliani sia dovuta anche alle loro posizioni politiche contro Israele, allora pecchi di lesa maestà. Perché se in alcuni salotti tocchi Abraham Yehoshua, Oz o David Grossman allora non hai più diritto a entrarci e allora per qualcuno son dolori e quindi è meglio difenderli a prescindere da ciò che sostengono. Giulio Meotti allora diventa l’amico per cui non si ha bisogno di nemici, ma poi, che cosa lo diciamo a fare, Moni Ovadia e Gad Lerner rappresentano invece l’esempio della straordinaria vitalità dell’ebraismo. Beati loro che ancora fanno finta di crederci e che negano, senza un pizzico di vergogna, che noi di amici come Meotti ne avremmo davvero tanto bisogno.

Daniel Funaro

(15 maggio 2014)