Editoria, l’enigma digitale

Francesco Moisés BassanoNessuno ha una chiara idea su quanto l’editoria digitale, e così il mondo virtuale, potrà stravolgere o altrimenti migliorare il modo di leggere e la centralità dei testi nella cultura “occidentale”, o come altri affermano se il libro elettronico sia soltanto una delle mode del momento. Dal mio punto di vista, dubito comunque che la carta in futuro venga irrevocabilmente sostituita da grigi ed impersonali dispositivi elettronici, come Tablet ed E-Readers. Come gli orologi a lancette non sono stati abbandonati dopo l’introduzione di quelli digitali o come le motociclette non hanno mai preso il posto delle biciclette, non credo neanche che presto i libri cartacei diverranno una rarità per collezionisti e bibliofili. Il formato Ebook è sicuramente funzionale e pratico per la lettura di numerose tipologie di testi, tra i quali dizionari, alcuni manuali scolastici, voluminosi Bests Sellers o altrimenti per quei testi che Roland Barthes definiva “lisibles” piuttosto che “scriptibles” – dove il fruitore è anche produttore di una propria esperienza di testo -, ma decisamente scomodo ed inadeguato per altri, come libri per bambini, saggi o anche quei libri in cui il valore non è solo insito nel testo in sé. Oltre a presentare poi problemi tecnici e strutturali, difficilmente superabili, come l’alimentazione energetica del dispositivo Ebook, la consultazione e la scorrevolezza delle pagine, il download illegale dei titoli, o per gli ebrei, complicazioni di natura halakhika per l’utilizzo durante Shabbat e i Mo’adim – a questo riguardo potrebbe essere interessante la lettura di un articolo pubblicato sul The Forward dal titolo “Shabbat in The Age of Technology”. Un altro aspetto negativo, degli Ebook Readers, potrebbe essere anche l’accumulo di un gran numero di titoli (visto il loro basso costo o la facilità del reperimento dei testi), per poi arrivare infine a leggerne sì e no due o tre, o fare una sorta di “zapping” tra un testo e l’altro come sul web, difficile che ciò possa avvenire invece con i libri cartacei, oggetti tangibili che possiedono una propria “esistenza”, e a differenza dell’Ebook possono essere regalati, condivisi con altri, si possono in qualche modo “vivere”durante l’esperienza di lettura per poi riporre su uno scaffale per serbarne continuamente il ricordo. Eppoi cosa lasceremo ai nostri posteri come eredità in un mondo esclusivamente digitale, se non i nostri libri e le nostre biblioteche, una comune cartella di files forse?
Non è comunque mia intenzione demonizzare il libro elettronico e l’editoria digitale, che può costituire comunque una valida alternativa alla lettura tradizionale specie per i meno motivati o per un’ipotetica nuova categoria di lettori, ogni innovazione ha i suoi pregi così come i suoi difetti e l’importante in fondo è leggere, il “come” è sicuramente secondario. Fondamentale è soprattutto incentivare una sorta di intesa e perché no collaborazione, tra mezzi tradizionali e nuovi mezzi di comunicazione, la totale esclusione degli uni o degli altri, porterebbe soltanto a conseguenze avverse e controproducenti. Il mondo virtuale o “di dati” offre del resto, infinite prospettive e benefici per ognuno, ma dobbiamo essere anche capaci di non trascurare o sostituire con esso il mondo reale al quale apparteniamo, tenendo continuamente presente questa separazione, come quando parallelamente al termine dei giorni di festa viene separata con l’Havdalah il sacro dal profano e dall’ordinario.

Francesco Moises Bassano, studente

(16 maggio 2014)