Kasherut e solidarietà
Il marchio unico nazionale di certificazione della Kasherut è oggetto di un articolo su Agrisole, il settimanale che gli esperti del Sole24 Ore dedicano alle aziende e agli operatori del campo agroalimentare. Viene spiegato il progetto in corso, che vede l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il ministero per lo Sviluppo Economico collaborare per lo sviluppo e il riconoscimento della certificazione nazionale, pensando sia a una maggiore diffusione dei prodotti kasher in Italia che alla promozione del kosher italiano sul mercato estero. Il titolo dell’incontro organizzato da Pagine Ebraiche a Cibus era “Kosher, il cibo dal cielo alla terra e la via ebraica all’alimentazione” e raccontando della tavola rotonda svoltasi durante la grande fiera internazionale dell’alimentare svoltasi a Parma nei primi giorni di maggio, Agrisole cita Jacqueline Fellus, consigliere e componente della giunta dell’UCEI e assessore delegato allo sviluppo del progetto che ha spiegato a Parma come “nelle aziende italiane sta crescendo la consapevolezza della strategicità di questo progetto e dei benefici che potrebbero derivarne”. Citate anche le parole di Giorgio Yehuda Giavarini, presidente della comunità ebraica di Parma, dove “i piccoli numeri non consentono lo sviluppo di un mercato di prodotti kosher” e Patrizia Giarratana, del ministero dello Sviluppo Economico, ha riferito che obiettivo del Mise non è solo la promozione e l’internazionalizzazione degli scambi, ma viene data attenzione anche alla possibilità di “favorire una maggiore integrazione e conoscenza, che avrebbe nel cibo un formidabile catalizzatore”.
Il Colosseo è stato spento alle 21 esatte, e la fiaccolata di ieri sera, organizzata in parallelo dalla Comunità ebraica romana e dalla comunità di Sant’Egidio in segno di solidarietà con i cristiani vittime di persecuzioni, è stata occasione anche per chiedere la libertà delle studentesse rapite in Nigeria. Sull’edizione romana del Corriere della sera Paolo Brogi riporta il messaggio di rav Riccardo Di Segni, che ha ricordato come “Ci ritroviamo qui dopo duemila anni per dire no all’indifferenza”. Numerose le personalità presenti, e il presidente della Comunità ebraica romana, citato anche nell’articolo di Paolo Conti per la stessa testata, ha ricordato come “Da Roma partono messaggi importanti, qui il popolo ebraico ha ritrovato libertà e rispetto. Abbiamo pensato che era giunto il momento di richiamare l’attenzione.”
Sull’Osservatore Romano viene riportata la nomina del nuovo presidente dell’Assemblea rabbinica italiana (Ari). Rav Giuseppo Momigliano, rabbino capo di Genova ha definito la sua elezione “un importante segno di attenzione per le piccole comunità”. Come riportato sul portale dell’ebraismo italiano www.moked.it rav Momigliano ha dichiarato “Ci accingiamo a impostare un lavoro che dovrà essere svolto in modo collegiale ben consapevoli della complessità e della delicatezza del momento. Sono numerosi infatti gli ambiti in cui dovremo agire sia in ambito comunitario che nel rapporto con le diverse istituzioni. Ne abbiamo discusso intensamente anche in questa prima riunione”.
L’episodio intimidatorio a tinte omofobe che ha sfregiato la facciata della Chiesa Valdese di Roma ha suscitato reazioni immediate e fermissime. Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna (Repubblica Roma) ha denunciato il gesto come “Un fatto grave che deve suonare come un campanello d’allarme”, sottolineando che “Chi lancia messaggi di odio sui muri delle nostre città sappia che le sue speranze sono vane e che non ci faremo mai intimorire”. Le parole di solidarietà espresse dal presidente della Comunità romana Riccardo Pacifici sono state riprese invece dall’edizione locale del Corriere della Sera: “Quando si imbrattano i luoghi di culto, si imbrattano i luoghi di noi tutti.
Susan Dabbous, da Gerusalemme, riporta sull’Avvenire come nell’anniversario dell’esodo di massa palestinese del 1948, seguito alla proclamazione d’indipendenza dello Stato d’Israele, la commemorazione abbia lasciato l’immancabile scia di morti e di feriti. Poco fuori Ramallah la manifestazione che davanti al carcere chiedeva la liberazione di alcuni detenuti è così finita con la morte di due ragazzi, colpiti da agenti della polizia. “Hanno risposto alla minaccia che stava mettendo in pericolo di vita alcuni agenti”, hanno dichiarato dalle autorità israeliane, che apriranno un’inchiesta per fare chiarezza sull’uso della forza.
Sull’Espresso, in un articolo intitolato “Un’app per i profughi” viene presentata iNakba, l’applicazione per iPhone “che permette di localizzare circa cinquecento villaggi palestinesi distrutti o occupati durante o dopo la creazione di Israele”. L’organizzazione Zochrot , nome che in ebraico significa ricordare, è “composta da ebrei e palestinesi” e punta a “ricucire la frattura fra due narrative apparentemente inconciliabili”.
Sul Wall Street Journal un lungo approfondimento firmato da Mary M. Lane e Bertrand Benoit racconta come Cornelius Gurlitt abbia chiamato un notaio che ha raccolto le sue ultime volontà in un ospedale bavarese. Il commerciante d’arte tedesco ha rivendicato fino all’ultimo la proprietà dello straordinario tesoro di opere d’arte razziate dai nazisti. Il testamento pare essere un primo passo verso la restituzione ai legittimi proprietari dei quadri ritrovati, dopo essere stati considerati perduti per decenni.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(16 maggio 2014)