Eurolega, il trionfo del Maccabi
La grande gioia travolge Milano
Dopo la vittoria sugli spalti, con una tifoseria che ha suscitato ammirazione in tutta Milano per il suo calore e la sua sportività, la vittoria più bella: quella sul campo. Il Maccabi Tel Aviv è campione d’Europa per la sesta volta nella sua storia. Un successo all’ultimo tuffo, nell’extra time contro il Real Madrid, che ha acceso gli entusiasmi dei supporter che hanno affollato gli spalti del Forum di Assago (e che si sono poi riversati nelle strade del centro gremendo tra le altre piazza Duomo) e portato milioni di persone nelle strade di tutta Israele. A partire da Tel Aviv, naturalmente, in cui si è festeggiato fino alle primi luci dell’alba.
Troppo forte, troppo emozionante questo Maccabi, artefice già in semifinale di uno straordinario sorpasso sul Cska Mosca, sconfitto con un solo punto di differenza in una lotta all’ultimo canestro che ha restituito centralità al grande basket continentale anche sulle pagine dei giornali italiani.
Incontenibile la gioia del presidente della Repubblica, Shimon Peres, che ha diffuso attraverso i social network una foto che lo ritrae decisamente soddisfatto davanti a un televisore su cui scorrono le immagini del dopo-partita. “Siete il nostro orgoglio”, ha twittato il capo dello Stato.
Un trionfo dal sapor d’Italia. Alla conduzione del Maccabi spicca infatti David Blatt, tecnico tra i più esperti del panorama cestistico e con un passato alla guida di Treviso. È lui il primo artefice di questo nuovo alloro che pochi, alla vigilia della Final Four, erano stati in grado di pronosticare. Ed è lui il protagonista che sceglie di raccontare la Gazzetta dello Sport in una significativa intervista raccolta a fine gara. “Sapete cosa ha detto Steve Jobs un secondo prima di morire? Sapete cosa ha detto un grande uomo, un genio, visionario? Ha detto: “Wow!”. Quell’ultima parola – afferma Blatt – è stata meravigliosa. Racchiude una positività incredibile, è un inno alla vita. Ci ha insegnato che bisogna andare avanti. Ho pensato a lungo a quella frase. Anche il basket è così: ci sono sfide, tanti problemi, ma il compito di un allenatore è portare i suoi giocatori fuori dalle tenebre”.
Iniziò nel 1977 la gloriosa cavalcata europea della squadra israeliana. Allora fu un piccolo miracolo di una generazione che avrebbe trovato in Tal Brody, carismatico campione venuto dagli Stati Uniti per trascinare il team verso nuovi lidi di gloria, il suo principale punto di riferimento. “Anachnu al hamapa” (“Siamo sulla mappa”) avrebbe gridato Brody al termine di una indimenticabile semifinale vinta, anche in questo caso, contro i russi del Cska. Tra corsi e ricorsi storici una certezza: chi ancora oggi tentenna sui confini del Medio Oriente qualche fondamentale l’avrà finalmente imparato.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(19 maggio 2014)