Politica e responsabilità
In uno dei passaggi più riusciti della sua intervista a “Porta a Porta”, Beppe Grillo ha incalzato così Bruno Vespa: “Che cosa è la mafia oggi? Guarda che si mettono insieme un banchiere, un dottore, un politico, un commercialista, un avvocato e spesso non c’è più neanche il delinquente!”. E via con la solfa del “sono tutti ladri”, ben introdotta dai recenti scandali di Expo e dai servizi di “Report” andati in onda poco prima. Dove sta l’inganno? Si potrebbero scrivere tante cose, ma, volendo essere brutali, potremmo affermare: non sono tutti ladri, siamo tutti ladri! In questo senso la truffa di Grillo non è perpetrata ai danni della società italiana, piuttosto mutuata dai vizi nazionali. Parlando di banche e poteri forti, il comico-politico veicola la nostra (facile) indignazione su bersagli distanti e impalpabili. È semplice puntare il dito contro l’euro, che è un’entità astratta. Più difficile è indirizzare la stessa severità su noi stessi, sui nostri compromessi piccoli e grandi. Ma è questo il solo atteggiamento che può cambiare davvero le cose. È questa la differenza tra noi e la Germania, dove un ministro si dimette per aver copiato la tesi di laurea: quella riprovazione è sincera perché l’atto del copiare è davvero mal visto; In Italia la condanna è più urlata, ma spesso è la posa di un teatrante. Nel diritto la responsabilità è individuale. Nella concezione ebraica altrettanto. Guarda prima di tutto te stesso, come ti comporti e quello che fai. Poi casomai punta il dito. Accade tutto il contrario. La rabbia vera degli italiani, impoveriti e impauriti per il futuro, viene trasformata e blandita in una indignazione posticcia, che non porta a migliorare faticosamente i propri comportamenti individuali, ma solo a cercare disperatamente un capro espiatorio. Producendo scempi etico-giuridici cui capita di assistere ormai con rassegnazione. Solo recentemente, penso alle modalità inaudite e vergognose con cui è stato fatto arrestare Francantonio Genovese, che forse risulterà colpevole, ma che intanto è stato nolente protagonista di una pagina triste del parlamento italiano.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(20 maggio 2014)