Europa al voto – Se il Movimento nega il dialogo
Non è forse poi così centrale come si crede l’annosa questione – su cui paiono scervellarsi da mesi editorialisti e commentatori di ogni rango – se il nuovo “oggetto misterioso” della politica italiana, il Movimento 5 Stelle, sia “ di destra o di sinistra”. Ammesso che tali due categorie siano ancora le più indicate a riassumere le tonalità di una certa piattaforma politica, la risposta servirebbe più a soddisfare il nostro bisogno istintivo di catalogazione che a darci effettivamente elementi in più di comprensione del fenomeno. Più importante sarebbe invece capire, nella sostanza, quali valori i suoi aderenti considerano basilari rispetto alla propria azione politica: l’antifascismo, valore fondante della Repubblica, fa parte del DNA del Movimento oppure no? Crede esso in un modello di società che accetti e includa la diversità come valore aggiunto o invece la considera un problema da risolvere? Nulla di più efficace – ci siamo detti come rappresentanti dei giovani ebrei italiani – che dare l’opportunità di chiarire questi punti ai candidati stessi del Movimento, quelli che, stando ai sondaggi, entreranno senza difficoltà con una nutrita pattuglia nel prossimo Parlamento Europeo.
L’occasione giusta per chiarire le proprie posizioni sul tema della lotta al razzismo e all’antisemitismo – magari fugando le ombre addensatesi sul Movimento dopo le sparate sempre più ambigue e irresponsabili del leader Beppe Grillo – e i propri intenti di politica europea sarebbe stata fornita dal dibattito paritario fra candidati alle elezioni europee organizzato, per l’appunto, da UGEI e Rivista Europae ieri sera a Torino, nell’ambito della campagna europea Mind the Vote (www.mindthevote.eu). Assieme agli inviti a partecipare ad alcuni giovani candidati delle altre principali liste – Forza Italia, NCD, Scelta Europea, PD e Lista Tsipras – parte dunque in tempi non sospetti anche quello, in perfetta logica di par condicio, rivolto al Movimento 5 Stelle, indirizzato in triplice copia alla segreteria provinciale, a quella regionale, ed al capolista stesso della Circoscrizione. Il risultato? Nulla, il silenzio più assordante. L’unico invito a non ricevere risposta alcuna è proprio quello rivolto all’M5S. I suoi rappresentanti, in tutta evidenza, non ritengono opportuno confrontarsi con esponenti di altre forze politiche in un pubblico dibattito sulla sfida dei nuovi razzismi in Europa organizzato da due associazioni giovanili. Un ulteriore dato da tenere presente, nell’analisi del fenomeno. Cosa c’è al di là dell’apparenza rappresentata dall’urlo e dalla protesta (perfettamente comprensibile, per inciso)? Il silenzio. Risposta di chi ritiene di avere argomenti troppo convincenti per perdere tempo a metterli a paragone con quelli altrui, o di chi è fin troppo consapevole di non averne alcuno? Ai posteri (o meglio, all’elettorato) l’ardua sentenza.
Simone Disegni, presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia
(20 maggio 2014)