Periscopio – L’insulto hitler
Ho un ricordo molto nitido (non tra i più piacevoli, in verità) del colorito modo in cui, nella mia ormai lontana adolescenza, ci si combatteva e confrontava tra coetanei – con diversi gradi di animosità, malevolenza e livore – a colpi di insulti. E, avendo trascorso l’adolescenza a Napoli, i miei ricordi mi riportano una quantità enorme e variopinta di contumelie, ingiurie e ‘malaparole’ di ogni tipo, volte a colpire l’avversario, per offenderlo, ridicolizzarlo, provocarlo. Spesso le parolacce erano le armi di veri e propri duelli, in cui per prevalere erano necessarie cospicue doti di cultura di strada, velocità di lingua, prontezza di riflessi, audacia, inventiva, psicologia.
Tra gli insulti c’era una precisa gerarchia: al livello più basso c’erano le offese rivolte all’intelligenza dell’avversario, additato come ebete e cretino. In genere erano le offese meno gravi, spesso pronunciate per semplice scherzo, a volte in modo perfino affettuoso. Più pesanti erano gli epiteti volti a negare il coraggio, la dignità, l’onore. Ancora più gravi erano i colpi mirati contro la virilità dell’avversario, che era considerato il valore primario, molto più del cervello. Chiunque, in quei tempi lontanissimi, avrebbe preferito essere qualificato come ladro o assassino, piuttosto che sospettato di essere omosessuale (la parola ‘gay’ non esisteva ancora). Al livello più alto – da usare, in pratica, quando si aveva intenzione di fare a botte – c’erano le offese rivolte alla virtù delle madri.
Cito questi lontani ricordi perché mi chiedo se, tra le parolacce di oggi, sia ormai entrato il termine ‘hitler’. Lo scrivo con iniziale minuscola, perché mi sembra che, tutte le numerose volte in cui si usa questa parola, del personaggio storico così chiamato non importi niente a nessuno, molti sanno appena chi sia stato. Ma è un dato di fatto che, quando si vuole parlare male di qualcuno, è ormai diventata un’abitudine definirlo un ‘hitler’: “è un hitler”, “parla da hitler”, “è peggio di hitler” ecc. Mi chiedo cosa voglia dire questa parola per gli adolescenti di oggi. E’ diventata una parolaccia? Non penso, non mi sembra che il termine abbia una valenza particolarmente offensiva, mi pare che esso sia piuttosto diventato sinonimo di ‘terribile’, ‘cattivissimo’, ‘feroce’. Ma, se è così, a molti non dispiace, in fondo, essere considerati dei cattivoni “alla hitler”, perché essere temuti vuol dire essere rispettati, e poi, se bisogna buttare tutto all’aria, come molti dicono, lo si può forse fare senza almeno un po’ di cattiveria? Uno che, di recente, è stato accusato di essere ‘hitler’, non si è offeso, ha solo precisato di essere “oltre hitler”.
La parola ‘hitler’ non vuol dire ‘stupido’, né ‘smidollato’, né ‘gay’, né ‘figlio di…’. Vuol dire soltanto ‘carogna’. Ed essere definiti ‘carogna’ a qualcuno piace, al punto da inserire il termine nel proprio soprannome ufficiale.
Se, in un odierno duello di parolacce, uno apostrofa l’altro come ‘hitler’, suona quasi come un complimento, il riconoscimento del valore dell’avversario; che, con un sorriso di superiorità, risponde: “ti arrendi, eh?”.
Francesco Lucrezi, storico
(21 maggio 2014)