Bergoglio e il Medio Oriente

rassegnaNumerosi quotidiani non sono oggi in edicola a causa dello sciopero dei lavoratori poligrafici contro il mancato intervento dei governi a tutela degli esodati del settore editoriale (tra gli altri, Corriere della Sera, Repubblica, la Stampa).

In primo piano sui giornali che hanno proseguito regolarmente la propria attività, il viaggio di Jorge Bergoglio in Medio Oriente, al via domani con la prima tappa in Giordania. Ma è sulla visita in Israele che si concentra la maggiore attenzione degli osservatori.
Sul Giornale, Fiamma Nirenstein ne ripercorre il programma, sottolineando che è la prima volta che un papa visiterà la tomba dell’ideatore del sionismo Theodor Herzl, ma soprattutto si concentra sulla complessità della situazione della popolazione cristiana nei paesi dell’area.
“Il papa parte in un momento molto difficile per i cristiani nel mondo islamico – scrive -Paradossalmente, l’unica tappa in cui il Papa potrà sorridere liberamente è Israele. È infatti l’unico Paese in cui la popolazione cristiana è cresciuta e non subisce persecuzioni di sorta: nel 2012 i cristiani erano 158mila, nel 2013 161mila, l’80 per cento si definisce comunemente (anche se ormai molti vogliono essere chiamati cristiani israeliani) arabi cristiani, e il 20 per cento russi”.
“La visita del pontefice si propone di testimoniare la volontà di dialogo con ebrei e musulmani. Ma alcune prese di posizione di Bergoglio possono risultare più scomode del previsto” l’analisi proposta da L’Espresso.

Il viaggio di Bergoglio viene guardato anche nella prospettiva di un suo possibile significato rispetto al rapporto tra israeliani e palestinesi. Da leggere, in questa prospettiva, il riassunto di un’intervista rilasciata dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, al Centro televisivo vaticano, che viene riportata dall’Osservatore romano.
“Chiamato poi a rispondere a una domanda sulla posizione della Santa Sede a proposito del dialogo israelopalestinese il porporato fa notare che i predecessori di Papa Francesco «in occasione dei loro viaggi in Terra Santa e in moltissime altre occasioni» hanno espresso «la posizione che la Santa Sede ha assunto» nei riguardi della questione. Dunque anche il Pontefice farà riferimento a tale posizione, riassumibile praticamente in tre punti che il segretario di Stato spiega così: «Da una parte il diritto di Israele di esistere e di godere di pace e di sicurezza dentro dei confini internazionalmente riconosciuti; poi il diritto del popolo palestinese di avere una patria sovrana indipendente, il diritto di spostarsi liberamente, il diritto di vivere in dignità; e poi il riconoscimento del carattere sacro e universale della città di Gerusalemme e della sua eredità culturale e religiosa, quindi come luogo di pellegrinaggio dei fedeli delle tre religioni monoteiste»” scrive il quotidiano della Santa sede.
Ancora sull’Osservatore romano la notizia che il governo di unità nazionale palestinese (e dunque anche il gruppo terroristico di Hamas) sarebbe pronto a riconoscere Israele, secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas.

Si è aperto ieri nei primi paesi il voto per rinnovare le istituzioni europee. Sul Fatto Quotidiano si racconta “Budapest cent’anni dopo, capitale dell’estrema destra anti-europea”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(23 maggio 2014)