Il crocifisso della Lega

Tobia_ZeviIeri sera ascoltavo Matteo Salvini intervistato alla televisione. Giustamente soddisfatto del risultato elettorale – sono due i Mattei ad aver vinto le europee! – il leader della Lega rivendicava il senso delle sue battaglie politiche contro l’euro e gli immigrati, e aveva buon gioco a spiegare come gli italiani fossero d’accordo con lui.
A un certo punto, nel pieno della retorica del “padroni a casa nostra”, Salvini ha scelto di fare un esempio particolarmente evocativo: “Ma lo sapete che ieri, in un seggio, un musulmano (evidentemente italiano, ndr) si é messo a protestare per via del crocefisso appeso al muro? Ma vi rendete conto? Noi accogliamo tutti, ma non vorremmo che venissero a dettare legge in Italia!” (sillaba più, sillaba meno).
L’episodio, evidentemente marginale, è però interessante: sul piano teorico è ovvio che avesse ragione quell’italiano di religione musulmana. Lo Stato è laico e come tale dovrebbe rispettare e tutelare le sensibilità di tutti. Ne abbiamo parlato tante volte, a proposito della scuola e dei simboli religiosi. Probabilmente il signore in questione sarà stato un po’ attaccabrighe, ma questo non sposta i termini della questione.
Alcuni sostengono che la soluzione sarebbe mettere in mostra tutti i simboli religiosi anziché toglierli. Senza entrare nel merito, mi pare utile fare due osservazioni: il dibattito sulla laicità è uscito completamente fuori dai radar della politica. Le cause possono essere molteplici, ma penso che l’elezione di Bergoglio (percepito come più aperto) e la rivoluzione del quadro politico (più capace di trovare compromessi in tema di diritti civili) siano quelle fondamentali. In secondo luogo sembra evidente che, con tutta la saggezza del caso, la laicità rimane un grande argine contro intolleranza e xenofobia: non sarà un caso che Salvini, per scagliarsi contro il fenomeno migratorio, abbia scelto proprio di difendere il crocefisso, mostrando peraltro un uso quantomeno strumentale del messaggio cristiano.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(27 maggio 2014)