L’Europa che vogliamo

graficoSale, all’indomani dell’esito elettorale che ha definito la composizione del nuovo Parlamento Europeo, il termometro del populismo, del nazionalismo, della xenofobia e di conseguenza la minaccia dell’antisemitismo. L’affermazione di movimenti politici disposti a cavalcare l’ondata di malcontento e di insicurezza che esprimono le fasce più fragili della pubblica opinione (guardando oltrefrontiera fra i tanti preoccupano in particolare Francia, Ungheria, Grecia e Austria), al di là delle peculiarità dei singoli casi nazionali è indubbia e inquietante. Ma il gravissimo attentato al Museo ebraico di Bruxelles che proprio alla vigilia del voto e proprio a Bruxelles ha dimostrato, con le sue quattro vittime, come l’odio antisemita continui ad essere non certo il risultato di una coincidenza, quanto piuttosto l’essenza di ogni male che minaccia la società europea. Assistiamo a un copione già scritto e già altre volte rappresentato. Per scaldare la piazza si rispolverano gli stereotipi, si diffonde il sospetto, si suscitano manie complottistiche, si semina l’odio, si incita la folla. Infine si calpesta la Memoria con un linguaggio studiato nelle sue scurrilità e nelle sue mancanze di rispetto per le sofferenze e per la dignità di tutti gli esseri umani. E chi promette il nuovo solletica e manovra le fantasie dei deboli e degli sprovveduti utilizzando le esche di sempre: il potere delle banche e più in generale il denaro, ipotetici privilegi che i poteri occulti si spartirebbero fra di loro. Infine si profilano le tragedie che hanno a bersaglio le vittime predestinate, quelle su cui tanto odio deve essere convogliato.
Non solo la Storia, ma anche l’esperienza quotidiana insegnano che gli ebrei del Vecchio Continente sono i garanti dell’Europa libera. L’Europa che vogliamo dovrà essere certo più attenta alle esigenze e alle aspettative dei cittadini e meno centralista nelle scelte di politica economica e sociale. Ma dovrà anche debellare questa malattia dell’odio che la minaccia e rischia di ricacciarla indietro nella scala del progresso tanto faticosamente risalita dopo la Seconda guerra mondiale. Per questa nuova Europa, ora che i profeti dell’odio gettano la maschera e parlano chiaro, serviranno reazioni altrettanto chiare. Azioni che dovranno vedere il mondo ebraico e la società civile concordi nel difendere senza incertezze i valori comuni di pace e di progresso.

Pagine Ebraiche giugno 2014

(28 maggio 2014)