…Resistenza
“È così, sorridendo, che il professor Marc Bloch entrò nella Resistenza, e fu lo stesso sorriso che vidi quando lo lasciai per l’ultima volta”. Così Georges Altman ricorda Marc Bloch, uno dei più grandi storici del Novecento. E così lo ricorderemo noi, mercoledì 4 giugno a Milano, in Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Marc Bloch, 58 anni, fucilato dalla Gestapo nel giugno 1944 perché resistente.
Di quella scena sappiamo ben poco. Sappiamo che verso la sera del 16 giugno 1944 ventotto uomini a gruppi di quattro sono condotti da una squadra della Gestapo in un prato a nord di Lione e fucilati. Marc Bloch è nel primo gruppo.
Perché un uomo di 58 anni decide di entrare nella Resistenza, ed esporre la sua vita, quando gran parte della sua generazione sta “a casa”? Perché a 54 anni, nel 1940, si arruola nell’esercito del suo paese? Perché, dopo che la flotta inglese insieme ad altri 220.000 uomini lo salva a Dunkerque e lo porta in Inghilterra decide di rientrare in Francia, sapendo che la Francia di Vichy a lui, come a tutti gli ebrei e agli antifascisti, non farà sconti?
L’età non è una scusa per stare a casa o una giustificazione per sfilarsi dagli impegni. Tra le tante cose bisognava pensare un nuovo ordinamento scolastico, una nuova educazione civica volta a fare i cittadini dell’Europa dopo i fascismi; “non mollare”, esserci, prendere parte in prima persona alla necessaria ricostruzione dopo la xenofobia, i populismi, la politica urlata, la persecuzione nei confronti di chi pensava diversamente e di chi era diverso. Settanta anni fa. Oggi.
David Bidussa, storico sociale delle idee
(1 giugno 2014)