Uomo e natura

Francesco Moisés BassanoIl bollettino di maggio della Comunità ebraica di Livorno si apre con l’infelice notizia che nelle piantagioni dello Sichuan (in Cina) verrebbero reclutati “lavoratori per l’impollinazione manuale”, per sopperire così alla mancanza delle api causata dall’utilizzo intenso di pesticidi e fungicidi. Il bollettino stesso riporta poi di seguito parte dell’illuminante e istruttivo testo di Elio Toaff dal titolo “I rapporti uomo-natura nella filosofia e nella tradizione ebraiche” del 1974. Il Rav chiarisce il monito insito nel significato della creazione, nel quale l’uomo è “autorizzato solo a servirsi e a godere di ciò che D-o ha messo in essere, ma non può e non deve alterare, quell’equilibrio per il quale il Signore, contemplando ciò che aveva fatto, giudicò essere Tov Meod: perfetto. […] Ogni alterazione apportata dall’azione dell’uomo mette in pericolo quella perfezione, che è divina, per sostituirla con un altro ordine non più divino ma umano, quindi imperfetto e limitato”. Come insegnano difatti i maestri è possibile avere una seppur irrisoria idea della grandezza di D-o soltanto attraverso la contemplazione e la percezione del creato. “I cieli narrano la gloria di D-o, e l’opera delle Sue mani espone il firmamento” (Tehillim 19:2). La distruzione, o l’alterazione del nostro ambiente naturale e del suo equilibrio, il successivo allontanamento da esso, non può provocare di conseguenza il distacco da questa Idea. Un mondo sempre più “artificiale” e distante dalla creazione, sarebbe evidentemente un mondo senza più un’autentica Idea di D-o… e infine senza l’uomo, perché non è possibile scindere le due cose. Una scelta di vita più “ecologica”, – dove è bene ricordare “ecologia” proviene dal greco οίκος = “casa” – attenta verso il luogo ricevuto in custodia, non deve ridursi allora alla pura retorica, all’adesione a un orientamento politico, o a uno stile di vita più “alternativo”, ma portare alla consapevolezza che questa è l’unica via per la nostra sopravvivenza e il nostro vivere, in un pianeta che altrimenti, si rivelerebbe inabitabile sotto tutti i profili. Parole queste, forse già sentite e ripetute più volte. Ma da ciò che si legge quotidianamente su ogni mezzo di comunicazione, il mondo sembrerebbe prendere una direzione opposta: quella del non ritorno.

Francesco Moises Bassano, studente

(6 giugno 2014)