Alexander Imich (1903-2014)

alexander-imich“Nella mia vita sono stato testimone dello sviluppo degli aerei, dell’automobile, della radio e della televisione, dell’energia atomica”. E l’elenco potrebbe continuare a lungo perché Alexander Imich, nei suoi 111 anni di vita, ha visto scorrere davanti a sé tutto il Secolo Breve. Ha resistito alla sue tragedie e si è affacciato con caparbietà al nuovo millennio, diventando lo scorso aprile l’uomo più anziano del mondo. Imich si è spento domenica a New York, lasciando alle spalle una storia iniziata in Polonia nel 1903, intrecciatasi ai drammi e le difficoltà del Novecento, dalla Shoah alla repressione sovietica, per poi trovare rifugio oltre oceano, dove sorrisi e amarezze hanno continuato a seguirlo.
Tra i suoi punti fermi, una profonda passione per il paranormale che lo porterà a scrivere diversi articoli sul tema e ad incontrare Uri Geller, discusso personaggio della tv israeliana che afferma di avere poteri psichici.
Nato a Częstochowa, in Alta Slesia, Imich raccontò di essere entrato 15enne nelle file dell’esercito polacco per combattere l’avanzata bolscevica. Con lui, alcuni compagni di classe e il fratello maggiore, istruttore nella divisione motorizzata. Sarà questo orgoglio polacco a condurlo anni dopo in un campo di internamento russo: dopo aver studiato zoologia e chimica a Cracovia, dovrà abbandonare nel 1939 la sua Polonia, ormai invasa dai nazisti e sempre più stretta nella ferocia antisemita. Con la moglie si sposta a Białystok, città sotto il potere sovietico, e trova lavoro come chimico. Le autorità locali però lo pongono di fronte a una scelta obbligata, abbandonare la cittadinanza polacca in favore di quella sovietica. L’orgoglioso rifiuto degli Imich costa alla coppia il confino in un campo di internamento nel Mare Bianco, parte occidentale del Mar Glaciale Artico. Sofferenze e stenti lo rendono deboli ma Alexander e la moglie Wela vogliono vivere e, nonostante tutto, sopportano. Avranno la libertà proprio in coincidenza con la liberazione dell’Europa dal nazifascismo. E così nel 1945 ridiscendono verso la casa polacca per capire cosa resta del loro passato, dei parenti, degli amici di un tempo. Alexander scoprirà che praticamente tutta la sua famiglia è stata sterminata per mano nazista. Nulla lo lega ancora a una martoriata Polonia e a un’Europa di cui non rimangono che le ceneri. Così nel 1951 gli Imich lasciano il Vecchio Continente e salpano alla volta delle Americhe, in cerca di una nuova vita negli Stati Uniti.
Qui Alexander coltiverà la sua zelante passione per il paranormale con una dedizione che si porterà dietro anche nell’età più avanzata. Avere una grande curiosità e coltivarla sempre, è il suo motto di vita a cui probabilmente si tiene stretto dopo la scomparsa della moglie nel 1986. La solitudine non lo spaventa e, nelle diverse interviste rilasciate ormai voltato il secolo, non fa trasparire rimpianti sulla scelta di non avere figli. A 92 anni scriverà Incredible Tales of the Paranormal e impegna la sua mente scientifica per dimostrare l’esistenza dell’anima. Tentativo futile per molti, non per Alexander, che lo vede come il dare seguito alla sua passione. Scrive ad amici, colleghi, giornalisti, studia laboriosamente. “Non so perché sono ancora vivo – affermava ironico lo scorso aprile, quando riceveva da un italiano il testimone di uomo più anziano del mondo – semplicemente gli altri se ne sono andati via prima”.

d.r

(9 giugno 2014)