Oltremare – London Ministor
Chi ha costruito il “London Ministor” aveva un progetto molto chiaro. Voleva compattare in un unico fabbricato un palazzo di uffici, un centro commerciale con supermercato e ristorantini, e uno spazio per teatro, cinema e sala concerti. Una specie di isola completamente autosufficiente, che se non fosse in pieno centro a Tel Aviv avrebbe molto senso. Invece è immerso nel traffico di Shaul Hamelech e Ivn Gvirol, e nessuno ne comprende la pienezza di significati, sociologici se non architettonici. Perché per brutto, è brutto. D’altra parte non c’è molto di bello che sia stato costruito come lui nel 1972 e stia ancora in piedi. A me il London Ministor ha fatto sempre tenerezza, a partire da quel nome pseudoinglese ma declinato all’israeliana, e cioè come capita, di cui non so l’origine – credevo avesse a che fare con un comando inglese dei tempi del Mandato ma non trovo conferme. E poi per essere stato surclassato dal gigante Dizengoff Center poco lontano, ma aver mantenuto un distacco vagamente nobiliare, soprattutto grazie al Zavta, il complesso sotterraneo in cui ogni giorno si rincorrono sui tre palchi comici di stand-up, concerti di artisti famosi o di avangarde postmoderna (quanto, per me, irrilevante), e pièce di teatro di buon livello. Va bene, non è l’HaBima e non è il Teatro Gesher, ma proprio per questo al Zavta si va con attese intermedie e si finisce per esser spesso soddisfatti ben oltre le aspettative. Un bel sotterraneo pieno di vita in aria gelidamente condizionata è quello che manca al Dizengoff, i cui sotterranei sono antri immensi, covi di pipistrelli giganti. Sono visitabili una volta l’anno intorno a metà maggio, e chi volesse sapere da dove vengono le moltitudini di pipistrelli telavivesi, padroni di quelle poche ore della notte in cui la città dorme, può vedere coi propri occhi le colonie svolazzanti e stridenti. Proprio sotto il centro commerciale più “in” della città. Io ai pipistrelli preferisco ancora gli spettacoli, sempre notturni ma il più delle volte un filo meno inquietanti.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(9 giugno 2014)