Israele, Reuven Rivlin il nuovo presidente
Reuven “Ruby” Rivlin è il nuovo presidente dello Stato d’Israele.
Settantacinque anni, parlamentare del Likud e già speaker della Knesset, sarà lui a succedere a Shimon Peres al termine del mandato settennale in scadenza il prossimo 27 luglio.
In un’elezione combattuta e ricca di colpi di scena come mai nella storia dello Stato ebraico, per arrivare alla maggioranza assoluta sui 120 parlamentari è stato necessario arrivare alla seconda votazione, con la modalità di ballottaggio tra i due candidati più votati del primo giro, Rivlin e Meir Sheetrit del centro di Hatnua (44 e 31 voti): fuori dai giochi invece l’ex speaker della Knesset per il partito centrista Kadima Dalia Itzik che ha raccolto 28 preferenze, l’ex giudice della Corte suprema Dalia Dorner con 13 voti e il Premio Nobel per la Chimica Dan Shechtman, che ha ottenuto un solo consenso (il candidato di punta dei laburisti, Binyamin Ben-Eliezer si è ritirato dalla corsa a poche ore dall’appuntamento dopo l’accusa di essere coinvolto in episodi di corruzione).
Nel 2007, Rivlin era stato sconfitto nelle elezioni presidenziali proprio da Peres. Oggi riceve la nomina con 63 voti contro i 53 di Sheetrit in un contesto politico complesso, dopo la profonda frattura consumatasi l’anno scorso con il primo ministro e capo del suo partito Benjamin Netanyahu, che non ha voluto riconfermare Rivlin come speaker della Knesset dopo le elezioni del 2013.
Mai veramente chiarite le cause del dissapore tra i due, con alcuni analisti che indicano un atteggiamento troppo rigoroso da parte di Rivlin nel suo incarico di presidente del Parlamento indigesto a un premier che si aspettava più appoggio, mentre indiscrezioni insistentemente riportate dalla stampa fanno riferimento a un cattivo rapporto con la moglie di Bibi, Sara, ritenuta molto influente sul marito, come alla vera ragione della crisi. Ciò che è certo è che Netanyahu ha tentennato a lungo, prima di annunciare il suo supporto. Rivolgendosi al Parlamento dopo l’elezione, il primo ministro si è congratulato con Rivlin, definendolo “un uomo d’Israele e di Gerusalemme” con una “profonda e ricca tradizione ebraica”.
Politicamente Rivlin si colloca nell’ala destra del Likud (nel suo commento su Pagine Ebraiche 24, il demografo dell’Università ebraica di Gerusalemme lo aveva definito il più a destra dei candidati alla presidenza) ma come speaker della Knesset si è guadagnato un rispetto trasversale. Il ruolo di presidente di Israele è, come in Italia, largamente cerimoniale, e in un’intervista a pochi giorni dalle elezioni, il parlamentare del Likud ha sottolineato che il suo approccio sarà quello di mantenerlo assolutamente tale, anche rispetto alla sua contrarietà verso la soluzione del conflitto israelo-palestinese basato su due Stati per due popoli. “Non interverrò nelle decisioni del Parlamento. Saranno i deputati a occuparsi delle questioni legate ai confini di Israele o alle sue politiche per la pace. Il presidente è un ponte per consentire il confronto, ridurre le tensioni, alleviare le frizioni”.
Un concetto che Rivlin ha ribadito anche nel suo discorso al Parlamento dopo essere stato nominato il decimo presidente dello Stato d’Israele. “La Knesset è stata la mia casa. Sono stato un politico per molti anni. Ma oggi abbandono la politica per diventare un Uomo della Nazione”.
Rossella Tercatin