Setirot – Limmud
Aule troppo piccole (c’era un sacco di gente); spazi comuni un poco angusti (di nuovo: c’era un sacco di gente); sessioni di grande interesse impossibili da seguire (ma è lo spirito di Limmud, bisogna scegliere, scegliere, scegliere – un poco come nella vita, no?). Ritorno a casa, chiacchiere con gli amici, rimbrotti (“ma non ne sapevo niente!, potevi dirmelo no?, il prossimo anno verrò di sicuro). Insomma, se l’obiettivo era ritrovarsi insieme nel nome dell’educazione ebraica per tutti – tutti davvero – direi che è stato raggiunto. Resta un “ma” grande come una casa. Ma se (quasi) tutti hanno così voglia di stare insieme tra diversi, di accettarsi l’un l’altro discutendo senza insultarsi, di vivere lasciando vivere il proprio prossimo… se (quasi) tutti gioiscono e imparano e s’interrogano in atmosfere tipo Limmud e per certi aspetti Moked… allora perché l’ebraismo italiano è pieno di paletti, steccati, delimitazioni, graduatorie che lo rendono spesso rissoso e sterile? Magari ne parleremo a Limmud Italia 2015.
Stefano Jesurum, giornalista
(12 giugno 2014)