Libro di tutti

anna segre“Scrittori di scrittura” è una collana della casa editrice Effatà in cui “autori noti a livello internazionale sono invitati a riscrivere un passo o una storia della Bibbia – di propria scelta – con la propria sensibilità…” Si tratta di un progetto promosso dalla Diocesi di Torino in collaborazione con la Facoltà Teologica di Torino e Torino Spiritualità. I titoli usciti finora sono: Amen. Memorie di Isacco di Margerita Oggero. Un’estrema solitudine. La creazione di Gian Luca Favetto, Giuseppe figlio di Giacobbe di Silvana De Mari e Un’annunciazione. La risata di Sara di Elena Loewenthal. Può sembrare bizzarro che quest’ultima, traduttrice dall’ebraico, possa essere messa sullo stesso piano di scrittori che magari non hanno mai avuto una particolare dimestichezza con la Bibbia (gli editori parlano di autori “atei o credenti di diverse religioni”), ma in effetti quello che colpisce in questo interessante progetto è l’attenzione estrema con cui tutti e quattro si accostano al testo biblico, cercando di coglierne le sfumature parola per parola (soprattutto la Loewenthal, che, secondo l’uso ebraico, costruisce il suo testo a partire da pochi versi della Genesi). Questo non può che farci piacere data l’ignoranza diffusa in Italia su temi religiosi, di cui si parlava anche di recente su Pagine ebraiche. Fa ancora più piacere rilevare che non solo tre libri si ispirano al Vecchio Testamento, ma che anche il quarto, ispirato al Nuovo, vuole mettere in evidenza le radici ebraiche del cristianesimo mostrandoci un Giuseppe (s’intende il marito di Maria: l’ambiguità del titolo, simmetrica e opposta rispetto al titolo della Loewenthal, vuole proprio mettere in evidenza la continuità con il patriarca) ebreo studioso e scrupolosamente osservante delle mitzvot. La precisa intenzione di mettere in evidenza l’identità ebraica del personaggio mi è stata esplicitamente dichiarata dall’autrice stessa, che ho avuto occasione di incontrare al Salone del Libro. Anche se non possiamo condividere il messaggio contenuto nella parte finale, che mostra l’evoluzione di Giuseppe da una visione nazionalista ad una universalista (come se l’universalismo fosse una novità assoluta nata con il cristianesimo), il libro ha comunque l’indubbio merito di far conoscere ai lettori molti aspetti dell’ebraismo spesso ignorati o fraintesi: commovente, per esempio, la parte sullo Shabbat. Credo che sia auspicabile che “Scrittori di Scrittura” trovi molti lettori e che la Bibbia sia sentita sempre di più come un patrimonio di tutti. È vero, le interpretazioni e le chiavi di lettura possono essere molto diverse, tavolta opposte tra loro. Ma in fin dei conti questo non succede anche con la Commedia o i Promessi Sposi?

Anna Segre, insegnante

(13 giugno 2014)