Bergoglio il comunicatore

minerbiIgnoro quale sia il contributo di Papa Francesco alla dottrina cattolica, ma so di sicuro che egli passerà alla storia come un gran comunicatore.
Ci saranno stati papi più dotti o più discussi di papa Francesco. È certo però che egli è uno dei papi più innovatori che sa trattare con i giornalisti, anche ebrei, ed è un vero prodotto del XXI secolo. Certo non tutto è perfetto ma è encomiabile che abbia preso in mano il telefono per rispondere al rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, che stava parlando in una conferenza stampa. L’intervista di papa Francesco, rilasciata a Henrique Cymerman, giornalista ebreo israeliano di origine argentina, per il quotidiano spagnolo La Vanguardia, e pubblicata il 14 giugno 2014 dall’Osservatore Romano, è molto interessante e cercherò di evidenziarne i punti principali.
Nel Medio Oriente e soprattutto in campo islamico, si usa invocare Dio per ogni atto di violenza. “La violenza in nome di Dio non si confà al nostro tempo” afferma recisamente Francesco. 
Il Papa continua: “Non si può mai fare un passo nella vita se non so da dove vengo, che nome ho”. Questa volontà di “andare alle radici” mi sembra degna di nota e, in un certo senso, è quanto ha fatto il sionismo, ridando al popolo ebraico le sue radici. 
Papa Francesco vorrebbe ridurre la disuguaglianza tra ricchi e poveri e dice: “Noi abbiamo messo il denaro al centro, il dio denaro”. Egli si accorge che “75 milioni di giovani europei sono disoccupati” e definisce questo fatto “ una enormità”. Egli continua “Una globalizzazione che arricchisce”, è quella in cui sono “tutti uniti ma ognuno che conserva la sua particolarità”.
Naturalmente la preghiera comune per la pace nei giardini vaticani di domenica 8 giugno 2014, suscita grande interesse. Bisogna riconoscere che un atto simile non era mai stato compiuto nella storia. Il papa rivela: “Ho deciso di andare in Terra santa perché il presidente Peres mi ha invitato. Sapevo che il suo mandato sarebbe terminato questa primavera, perciò mi sono visto obbligato ad andare prima”. Francesco aggiunge “per noi tutto è iniziato lì” a Gerusalemme, “è come un’anticipazione di quello che ci aspetta nella Gerusalemme celeste”.
Papa Francesco non esita a toccare argomenti scottanti. Secondo lui “non può essere un vero cristiano se non riconosce la sua radice ebraica. La mia preghiera è ebraica”. Non so quanti cristiani approveranno queste dichiarazioni alle quali Francesco aggiunge: “c’è persino chi nega l’Olocausto. Una pazzia”. Bella affermazione alla quale dovrebbe seguire l’espulsione dalla Chiesa di quanti continuano su questa strada.
Su Pio XII non posso essere d’accordo con papa Francesco. Alcuni giorni fa egli aveva additato la strada per uscire dalla complessa situazione in cui si trova la Chiesa, quando affermò che la causa di beatificazione di Pio XII non procede poiché non si sono trovati i miracoli. Questa mi sembra la via d’uscita più elegante e se mi fosse permesso di dare consigli a un papa, proporrei fervidamente di continuare su questa pista. Quando egli afferma che Pio XII “nascose molti [ebrei] nei conventi si Roma”, farei notare che la suora Loparco, nel suo studio sui conventi romani durante il periodo nazista, esamina più di 200 conventi, senza mai citare un intervento di Pio XII.
Papa Francesco spiega l’incontro a Gerusalemme con suo “fratello Bartolomeo” con lo sforzo che la Chiesa cattolica sta compiendo “di avvicinarsi alla Chiesa Ortodossa”. 
L’idea forse più nuova, più originale è la proposta di Papa Francesco di istituire una nuova categoria di “papi emeriti”, che si potrebbe dire sia stata creata da Benedetto XVI, nonché l’annuncio che lui “farà lo stesso”.
In conclusione un’intervista innovatrice che potrebbe riscuotere l’ammirazione di tutti se non ci fosse la mina vagante di Pio XII.

Sergio Minerbi 

(15 giugno 2014)