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Dopo la ribellione di Qòrach contro il sacerdozio e il primato spirituale di Moshè, Aharòn ed i Leviti, è D.o stesso a ribadire la particolare sacralità della tribù di Levì in mezzo a Israele. Di mezzo a tutto un popolo, è logico e giusto che il primato sia assegnato a un gruppo solo, e particolarmente quello che ha sempre dimostrato un maggiore attaccamento a D.o, non contaminandosi con l’idolatria del vitello d’oro.
E se questo è il motivo del ruolo particolare dei Leviti all’interno d’Israele, questo è anche il concetto stesso della consacrazione d’Israele fra le genti. Come storicamente la tribù di Levì si è preservata fino ad oggi in mezzo allo sfacelo e alla mescolanza delle altre tribù ebraiche, così nel suo complesso il popolo ebraico si è preservato fino a oggi fra i popoli dell’antichità; e ciò per un solo motivo: la fedeltà e l’attaccamento a D.o ed al Suo insegnamento. I Leviti non tradirono il puro monoteismo, ed il popolo d’Israel nel suo complesso non ha finora tradito le sue sacre leggi, che la Torah stessa definisce con un nome estremamente significativo e programmatico: “mishméreth”, “custodia d’Israele.
Ma come nella congiuntura del vitello d’oro nessuno delle migliaia di Leviti defezionò e tradì – come testimonia la Torah stessa – così oggi, nel perdurante rischio di assimilazione e svilimento della nostra civiltà, non dobbiamo e non possiamo accettare che alcun membro del popolo d’Israele tradisca o defezioni, perché sarebbe un minare dalle fondamenta la sopravvivenza del popolo ebraico, che – come abbiamo detto – è affidata alla “mishméreth”, alla “custodia”, alle leggi d’Israele.
L’unità di tutto il popolo ebraico nella fedeltà e nell’osservanza di queste leggi che ci hanno preservato fino ad oggi dipende da ogni singolo ebreo.

Elia Richetti, rabbino

(19 giugno 2014)