Balotelli

salmonAlla fine dell’Ottocento George Bernard Show scriveva il suo famoso aforisma: “Fondamentalmente il patriottismo è la convinzione che un Paese sia il migliore al mondo perché ci sei nato tu”. Grazie al cielo, sembrerebbe che da vari decenni gli italiani adottino un criterio meno egocentrico. Spaghetti, sole е mare, chianti, tarallucci е roboanti macchinone da corsa sono nutrimento del nostro orgoglio nazionale ben più del narcisismo autoreferenziale. Anzi, il nostro italico nazionalismo contempla semmai la fierezza di essere meno fanatici degli Altri. Tuttavia, c’è un tipo di fanatismo nazionale (peraltro geneticamente umano e quindi sovrannazionale), di cui noi italiani siamo cultori privilegiati: è l’orgoglio calcistico. La maggior parte di noi (compresa la sottoscritta) diventa di colpo melensamente sensibile al tricolore e all’inno nazionale quando una dozzina di milionari muscolosi, vestiti di azzurro, corre fino allo sfinimento dietro a una palla per cercare di buttarla nella rete degli Altri. E quando la palla ci finisce dentro, cinici irremovibili, lucidi scettici, rivoluzionari entusiastici e nostalgici dell’impero sono pronti ad abbracciarsi con ardore, tutti frementi d’italica commozione. E se sentiamo levarsi in noi un mamelico e tribale patriottismo non è perché NOI siamo italiani, ma perché lo è Balotelli. Insomma, in questo nostro Paese sofferente, dove non pochi prenderebbero a cannonate le zattere dei clandestini, se qualcuno con la maglia azzurrа mette la summenzionata palla nella rete degli Altri, poco c’importa da dove venga, in cosa creda e che faccia abbia. E questo, finché dura, è proprio una gran bella cosa.

Laura Salmon, slavista

(20 giugno 2014)