Qui Siena – Tra arte e Memoria
Presentato, nell’ex matroneo della sinagoga di Siena l’ultimo libro dell’architetto e storica dell’arte Adachiara Zevi, Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle Pietre d’Inciampo, Donzelli 2014. L’iniziativa ha inaugurato le celebrazioni del settantennale della Liberazione di Siena, che ricorrerà il prossimo 3 luglio 2014. L’autrice (presidente della Fondazione Bruno Zevi, curatrice della biennale internazionale Arteinmemoria nelle rovine della sinagoga di Ostia Antica e promotrice del progetto sulle pietre d’inciampo in Italia) è stata introdotta da chi scrive (ricercatrice in storia sulla Shoah che coopera con l’Università di Siena e lavora presso il Museo ebraico di Firenze) e ha visto la partecipazione del professor Marcello Flores (docente di Storia Contemporanea e Storia Comparata e direttore del Master in Human Rights and Humanitarian Action), dell’architetto e designer David Palterer (docente di Progettazione Architettonica, Politecnico di Milano), della dottoressa Elena Pianea (archeologa, responsabile del Settore Musei ed Ecomusei della Regione Toscana) e della dottoressa Camilla Brunelli (germanista, direttore del Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato).
Dalla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme, ho avuto modo di ricordare, il popolo ebraico ha dovuto trasferire la monumentalità del Tempio nella trasposizione mentale e spirituale della sua memoria e, come ha ricordato Palterer, la sinagoga ne è la conseguenza: un luogo non sacro di studio e preghiera, in cui a fare memoria sono le persone più del luogo stesso, dato che dieci uomini costituiscono già una sinagoga. Flores ha contestualizzato storicamente il pionieristico progetto romano per il monumento ai martiri delle Fosse Ardeatine, innovativo per la rapidità nella decisione della sua necessità subito dopo la Liberazione di Roma, per la rapidità della scelta e dell’esecuzione del progetto, e infine per il felice connubio di architettura e arte d’avanguardia, come nei cancelli di Mirko Basaldella. La capacità di progettare contro monumenti e musei fautori di una memoria non statica e retorica, ma che cerchi l’equilibrio tra didattica e coinvolgimento emotivo, è stato il tema della riflessione della Brunelli, che ha mostrato in Berlino il caso paradigmatico soprattutto per il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa di Peter Eisenman. Una riflessione sulla assunzione di responsabilità di una nazione nel riconoscere i propri crimini per la progettazione delle proprie opere memoriali che invece manca ancora in Italia, come ha ricordato Pianea: nel nostro Paese manca ancora la serenità e la volontà condivisa di una riflessione storiografica sul passato fascista e sul tipo di memoria da tramandare alle nuove generazioni. E il libro di Adachiara Zevi ha il merito, come ha ricordato l’autrice, di non voler essere esaustivo e completo ma di offrire delle prospettive e delle possibilità di interpretazione, concludendo con l’esempio a suo parere più riuscito tra tutti ovvero le pietre d’inciampo (o memorie di inciampo). Perché Even, pietra, ci ricorda Aba e Ben, padre e figlio, il tramandare la memoria Mi Dor LeDor, di generazione in generazione, e meida in ebraico indica sia l’inciampo sia la testimonianza.
Sara Valentina Di Palma
(22 giugno 2014)