ACCADDE DOMANI Eyal, Gilad, Naftali – L’ora dei fatti
Fra le tante ferite, le tante dolorose maturazioni che inevitabilmente portano con sé la sofferenza di Eyal, Gilad e Naftali, ce n’è una nell’aria, in Israele e in tutto il mondo ebraico, importante e inattesa. Insieme, uniti, vogliamo rispondere. Insieme vogliamo combattere per la loro liberazione. Insieme vogliamo pregare, manifestare, protestare. Vogliamo invocare l’intervento dei grandi della terra, vogliamo che la Pace non sia più una parola vana, ma un valore sinceramente messo in atto. E nella sua diversità il mondo ebraico si è dimostrato una nuova volta capace di elaborare le risposte più diverse, di mettere in opera la fantasia e il coraggio per reagire a questo scempio della dignità umana rappresentato dal rapimento di tre adolescenti disarmati. Fermo restando l’indiscusso valore nella sincerità degli slogan, degli hashtag propagati dai social network, delle manifestazioni, collegamenti multimediali su maxischermo, degli stendardi, dei viaggi di solidarietà, delle preghiere appositamente consigliate anche dal rabbinato italiano, c’è ancora una domanda che resta senza compiuta risposta, c’è ancora un bisogno che resta insoddisfatto. È l’urgenza dei fatti, è il dovere di superare le parole e i gesti formali, è la necessità di fare qualcosa per loro e non solo per noi stessi. Un giovane israeliano ci ha pensato e ha deciso di provarci. E la sua risposta è semplice, perché chiama a raccolta la gente chiedendo un piccolo gesto concreto. Ricorriamo al crowd funding, al microfinanziamento popolare che può muovere grandi cose e che rappresenta probabilmente una leva preziosa per sviluppare progetti di valore anche nella difficile realtà dell’ebraismo italiano. Affianchiamoci alle Forze di difesa di Israele che stanno disperatamente cercando di trovare i ragazzi nelle mani dei rapitori, affianchiamoci all’azione dei governi e dei politici con un nostro gesto forte. Finanziamo mettendo sul tavolo una taglia significativa destinata a chiunque sia in grado di fornire indicazioni utili alla liberazione dei ragazzi. Diamo qualcosa di nostro per la loro libertà liberandoci dalle frustrazioni della retorica e dei gesti fini a se stessi. La corsa per raccogliere un primo capitale di mezzo milione di shekalim (circa 120 mila euro) è già cominciata. Il cinque per cento del capitale necessario per partire è stato già finanziato in poche ore.
Tutti i lettori possono ora dare una mano e impartire a proprie spese e con il proprio gesto concreto una lezione di civiltà e di trasparenza. È facile, basta accedere alla presentazione del progetto del giovane Matan Nachmani su Headstart.co.il
È alla portata di tutti, perché ognuno può scegliere il suo livello di intervento. È utile, perché effettivamente può portare a un segnale di svolta, ma soprattutto perché può dimostrare al mondo la nostra concreta solidarietà. È privo di rischi, perché anche se le informazioni sperate malauguratamente non pervenissero l’intero capitale sarà in ogni caso destinato alle organizzazioni israeliane di assistenza, che sono le migliori e le più rigorose del mondo.
E aiuta a convogliare le energie là dove devono andare. A fare qualcosa di vero. A sentirsi meglio.
Che siano in molti a farlo e che venga presto, assieme alla libertà di Eyal, Gilad e Naftali, assieme al ritorno a casa di questi nostri fratelli, la stagione in cui le idee e gli slogan siano capaci di tramutarsi in avvenimenti.
gv
(24 giugno 2014)