Storie – In fuga dal Trasimeno

mario avaglianoNel biennio dell’occupazione tedesca ci furono diversi religiosi italiani che aiutarono gli ebrei a nascondersi e a sottrarsi all’arresto e alla deportazione da parte dei nazifascisti. Una vicenda su cui si è fatta luce solo di recente è quella della liberazione dei circa trenta ebrei confinati nel Castello Guglielmi dell’Isola Maggiore sul Lago Trasimeno, in Umbria, a seguito della circolare del 30 novembre 1943 della Repubblica Sociale Italiana che stabiliva che «Tutti gli ebrei, anche se discriminati, a qualunque nazionalità appartengono, e comunque residenti nel territorio nazionale, debbono essere inviati in appositi campi di concentramento».
Nella tarda primavera del 1944 i tedeschi, al momento della ritirata, iniziarono rastrellamenti nell’Isola Maggiore. Stando alla testimonianza di una delle ebree confinate, Livia Coen, conservata agli Atti del Processo Rocchi (il prefetto di Perugia), un agente della questura fece rifugiare lei e gli altri ebrei nei boschi per tre giorni e tre notti, al fine di sottrarli ai nazisti.
Preso atto della situazione di pericolo, il parroco dell’Isola, don Ottavio Posta, organizzò la fuga degli ebrei, convincendo quindici pescatori a trasportarli sulla riva di Sant’Arcangelo, dove nel frattempo si erano attestate le truppe inglesi. Così, nella notte tra il 19 ed il 20 giugno e, secondo alcune fonti, anche in quella tra il 20 e il 21, gli ebrei furono fatti uscire dal Castello Guglielmi e fatti salire su cinque barche, in ognuna delle quali c’erano tre pescatori.
Come si legge nella lettera di ringraziamento del 23 agosto 1944 all’arcivescovo Mario Vianello, conservata presso l’archivio diocesano di Perugia, a firma di Bice Todros Ottolenghi, Giuliano Coen, Albertina Coen e Livia Coen: «Quando il pericolo maggiormente incalzava per le minacce dei tedeschi contro di noi, egli con atto veramente paterno e generoso, non solo indusse gli isolani a trasportarci nella riva ove erano dì già gli inglesi; ma lui stesso affrontò con noi il pericolo della traversata sul lago, sotto il tiro del cannone e delle mitragliatrici, dando un fulgido esempio ai suoi parrocchiani e meritando la nostra più profonda riconoscenza».
Gli ebrei furono portati a Villa Valerio, sede del comando inglese, e consegnati agli alleati. “Saremmo assai grati a Vostra Eccellenza – continua la lettera – se volesse rendersi interprete con la sua alta parola verso il benemerito Don Ottavio Posta della nostra gratitudine per il suo atto altruistico e di buon Pastore verso degli infelici oppressi da leggi inumane”. Nel settembre del 2011 è stato assegnato a don Ottavio Posta il riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria. Vale la pena ricordare il suo atto di eroismo.

Mario Avagliano

(24 giugno 2014)