Calcio e insegnamenti
Per chiudere le considerazioni sul calcio e il patriottismo, aggiungo un breve commento: in ogni sport la sconfitta non solo è possibile, ma − come in tutte le vicende della vita − è frequente. Sembra invece che, di fronte alla nazionale, gli italiani non ritengano le sconfitte una legittima, logica evenienza di una partita, bensì un’onta da attribuire alla colpa dell’immancabile capro espiatorio (e si noti che quello stesso capro espiatorio sarebbe diventato immediatamente un eroe se una singola azione fortunata avesse partorito quel solo gol che poteva ribaltare il risultato). La bellezza delle vittorie sta proprio nel fatto che non sono affatto né scontate, né dovute. Il calcio italiano, come ogni cosa al mondo, va a cicli e il successo dipende non solo dagli investimenti, dalla politica, dalla paziente fatica che accompagna i lunghi cicli “della semina”, ma anche (ed è un bene) dalla fortunata concomitanza degli eventi. Infatti, la meraviglia del calcio e di ogni sport sta nell’addestrare ad accettare il gioco come gioco, il “rito dello scontro” come simbolico. Lo sport dovrebbe proprio addestrarci alla logica, insegnarci cioè che − tranne rarissime е fortunate eccezioni − la vittoria nelle “grandi imprese” umane è statisticamente e per definizione improbabile.
Laura Salmon, slavista
(27 giugno 2014)