Qui Merano – L’emozione di un Bar Mitzvah
È un’emozione unica, di fatto storica, ad attraversare la piccola Comunità ebraica meranese in queste ore. L’emozione di un nuovo Bar Mitzvah, la maggiorità religiosa ebraica che si raggiunge al compimento dei 13 anni. A festeggiare il traguardo è Nathan Menachem Aron Armani, fratello di quel Levi Aaron – oggi 15 enne – che nel 2012 aveva regalato a tutta la kehillah, e ai numerosi amici arrivati in Alto Adige da tutta Italia, sensazioni che mancavano dai mesi che precedettero la persecuzione e la quasi totale cancellazione di una Comunità che, nel momento di massimo splendore, era arrivata a superare il migliaio di unità recitando un ruolo da protagonista nello sviluppo culturale e commerciale di Merano (in particolare nella trasformazione della città in centro di riferimento d’eccellenza per le cure termali, caratteristica che ancora oggi le appartiene).
“Per la seconda volta dal dopoguerra gli ebrei meranesi si ritrovano uniti per celebrare un Bar Mitzvah nella loro sinagoga. Oggi è un giorno speciale che nessuno di noi dimenticherà mai”, afferma il presidente della Comunità ebraica e consigliere UCEI Elisabetta Rossi Innerhofer nel salutare la piccola folla che si è trovata questa mattina nel tempio di via Schiller. Ad officiare la cerimonia sono il rabbino Isaac Havi (giunto da Venezia) e il chazan Simeone Bordon: entrambi avevano già officiato il Bar Mitzvah di Levi Aaron.
Molte decine le persone presenti in sinagoga: tra gli altri i due consiglieri che completano il direttivo comunitario – Mirko Wenter e Roberto Nahum – e gli iscritti che vivono in altre realtà altoatesine (ma sempre di competenza di Merano) tra cui Bressanone, Bolzano e Arco, quest’ultima località di residenza della famiglia Armani.
Nel prendere la parola al termine della cerimonia il chazan Bordon ha ricordato i sei mesi di preparazione propedeutici al Bar Mitzvah e ha poi regalato al suo allievo il pennino con il quale si segue la lettura del Sefer Torah. Riprendendo un celebre insegnamento ebraico rav Havi ha poi affermato: “Il mio augurio, caro Nathan, è che tu possa essere allo stesso tempo forte come un toro, coraggioso come un montone, docile come un agnello”.
È quindi arrivato il momento degli abbracci, dei ‘mazal tov’ e anche di qualche lacrima di commozione.
Adam Smulevich
(Nell’immagine Nathan indossa i Tefillin insieme al chazan Simeone Bordon)