La salute, il diritto
In ore come queste è difficile proseguire con i propri impegni e con il lavoro. Mentre invio alla redazione questo testo scritto ieri pomeriggio, il pensiero non può che correre a Eyal, Gilad e Naftali, alle loro famiglie, a Israele che li piange. Che la terra sia loro lieve!
Nei giorni scorsi la Regione Lazio, presieduta da Nicola Zingaretti, ha pubblicato un decreto per la riorganizzazione dei servizi medici a tutela della salute della donna. Già l’impostazione di questo testo appare interessante, poiché assume la prospettiva femminile nella valutazione delle prestazioni erogate dalle strutture e nelle ipotesi di riassetto. Ma questo documento ha fatto parlare di sé soprattutto per le nuove linee-guida relative alla Legge 194, quella sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Com’è noto, in Italia non è semplice abortire. Nel Lazio sono obiettori di coscienza 9 medici su 10, contro una media nazionale di 7 su 10. In parecchi ospedali il personale si astiene al 100 per cento, e in molti altri casi sono le lunghe file d’attesa e i disservizi a rendere necessari aborti clandestini, viaggi all’estero, costose strutture private. Pare che gli interventi delle mammane siano oggi tra i venti e i quaranta mila ogni anno, in Italia, anche perché vedersi somministrata la pillola abortiva, la RU486, è praticamente impossibile.
In questo contesto che cosa afferma il decreto della Regione Lazio? Che l’obiezione di coscienza riguarda l’atto chirurgico dell’interruzione – la legge tutela la libertà del medico di rifiutarsi – ma non ha nulla a che fare con il lavoro propedeutico svolto nei consultori. I medici in questa fase devono limitarsi a certificare la gravidanza e la richiesta della donna di abortire. Un lavoro “burocratico” per cui non può essere invocata l’obiezione di coscienza.
Il che non toglie che, se i consultori funzionassero meglio, di più si potrebbe fare sul fronte della prevenzione e della consapevolezza – altro che burocrazia! – ben interpretando la prima parte della 194. Ma questo è un altro discorso. Per il momento mi pare che dal Lazio giunga una bella notizia, che rafforza il rispetto della donna e del principio della laicità dello Stato, e che mostra come anche sui temi eticamente sensibili, se lo si vuole, contano più piccoli passi concreti che grandi polemiche a mezzo stampa.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(1 luglio 2014)