#EyalGiladNaftali – Il momento della commozione

serrandeEsercizi commerciali chiusi a Roma in segno di lutto per i tre studenti di yeshiva assassinati dai due terroristi legati al gruppo di Hamas. Un segno di solidarietà degli esercenti romani in risposta all’appello del rabbino capo Riccardo Di Segni e del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici di tenere le attività chiuse dalle 16 alle 17, in concomitanza con i funerali in Israele di Eyal, Gilad e Naftali. Silenzio e serrande abbassate hanno così preso il posto del normale svolgersi delle attività lavorative in tutta la zona del Portico d’Ottavia. E al Tempio Maggiore, la preghiera condotta da rav Di Segni in memoria dei tre giovani. “Abbiamo deciso di fermarci e di riflettere su quello che è accaduto – ha dichiarato Di Segni – Dopo i venti di pace negli ultimi tempi episodi come questo ci fanno pensare che abbiamo bisogno di atti concreti. Viviamo in un mondo in cui e’ bene rimettere al centro alcuni valori e questo vale per il sangue che scorre in Medio Oriente come quello che scorre anche talvolta sulle coste italiane”. Serrande abbassate anche nei negozi gestiti dagli iscritti della Comunità ebraica di Merano. “Siamo in pochi, ma abbiamo voluto esserci” spiega il leader comunitario e consigliere UCEI Elisabetta Innerhofer.
Così Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste, in una comunicazione inviata agli iscritti: “Il nostro primo pensiero va alle famiglie di questi poveri ragazzi, vittime innocenti di un atto orrendo e vigliacco. Un atto reso ancor più vergognoso per il fatto che le vittime erano studenti di un collegio religioso in cui venivano insegnati loro i sacri principi della Torah e della giustizia divina. La speranza è che la mano di colui che si è reso colpevole di questo orribile gesto venga presto assicurata alla giustizia e con essa quella dei mandanti, il cui cieco fanatismo terrorista non concede alcuno spazio alla trattativa”. La stessa Comunità triestina, nel giorno dei funerali, ha voluto cancellare il primo appuntamento della rassegna musicale Erev/Laila organizzata in collaborazione con l’associazione Musica Libera.
Iscritti alla Comunità di Milano, ma anche semplici cittadini, rappresentanti delle istituzioni, milanesi che hanno voluto esserci e mandare un segnale. Così si è riempita la sinagoga centrale di via Guastalla per riflettere e e raccogliersi nella memoria di Eyal, Gilad e Naftali. A prendere la parola il presidente della kehillah Walker Meghnagi, con voce rotta dall’emozione, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris e il rabbino capo Alfonso Arbib. “Penso ai miei figli – dice Meghnagi – penso ai nostri ragazzi, penso a questi venti giorni in cui abbiamo sperato, e a queste ultime ore in cui abbiamo continuato a cercare di sapere, cose che purtroppo sapevano già. Quanta cattiveria di fronte a chi si dimentica della sacralità della vita umana, e per giunta in nome di D. In questo dolore oggi noi ci ritroviamo insieme”. “Hanno ammazzato tre nostri figli, tre giovani che guardavano al futuro – ha sottolineato il vicesindaco – Non c’è ragione alcuna e non ci può essere giustificazione alcuna. Dobbiamo rispondere pensando che c’è una luce in fondo a questo buio, la luce della fede e la luce della pace”. “Di fronte a quello che è successo – ha commentato rav Arbib – il rischio è sempre quello di ripetersi o di dire cose scontate. Io penso comunque ci sia il dovere di riflettere. Di pregare, come hanno chiesto le madri dei tre ragazzi, e di riflettere. Sull’odio terribile che ha portato a tutto questo e su come questo odio abbia potuto e possa venire fuori attraverso un meccanismo perverso, la colpevolizzazione, che trasforma l’innocente in colpevole di qualcosa. Questo meccanismo continua a esistere e dobbiamo stare attenti”. In sala anche il vicepresidente UCEI Roberto Jarach.
Partecipazione e commozione hanno contrassegnato la cerimonia svoltasi a Torino. Il presidente della Comunità, Beppe Segre, ha ricordato come “Secondo i Maestri di Israele, coloro che studiano la Torah aumentano e diffondono la pace nel mondo. È quindi particolarmente doloroso e paradossale constatare come questi tre giovani studiosi di Torah, prima ancora che avessero occasione di affacciarsi alla vita adulta e di offrire il loro particolare contributo a Israele e agli altri loro fratelli umani, siano stati coinvolti in un desiderio di distruzione e di morte”. Il vicepresidente Emanuel Segre Amar ha invece sottolineato come in questi giorni ci sia spesso riferiti ai ragazzi come coloni come se questo implicasse un loro non diritto alla vita. La presenza di Pietro Marcenaro, già senatore e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e di Gianni Vernetti, che è stato Sottosegretario agli affari esteri nel secondo governo Prodi, ha dato ulteriormente il senso di una presenza istituzionale, a rinforzare se mai fosse stato necessario le commosse parole del sindaco della città. Piero Fassino, oltre a portare la propria solidarietà ha incitato a non perdere mai la speranza ed ha anzi chiamato a un impegno fattivo perché si arrivi a poter considerare la sicurezza di Israele una realtà, non solo una speranza. Per Simone Disegni, presidente Ugei, “tredici anni dopo l’11 settembre, il virus del fondamentalismo islamico è tutt’altro che sconfitto, si è diffuso e riprodotto e dall’Africa al Medio Oriente continua a mostrarci il suo volto più bestiale”.
“A seguito del drammatico epilogo del rapimento dei tre giovani studenti israeliani, anche su suggerimento di rav Joseph Levi, la serata del Balagan Cafè del 3 luglio prossimo è sospesa in segno di lutto. La Comunità sarà aperta dalle 19,30 alle 20,30 per stare insieme in silenzio e per condividere il dolore e la speranza della pace”. È il messaggio diffuso dalla Comunità ebraica fiorentina, sede proprio lo scorso giovedì di un momento di confronto tra le diverse culture e religioni del territorio. Sul proprio profilo Facebook il direttore della manifestazione artistica Enrico Fink scrive: “Il Balagàn è prima di tutto un luogo di incontro: dove una comunità si apre, ascolta e si racconta alla città. Oggi, dopo l’epilogo tragico del rapimento dei tre giovani studenti in Israele, la comunità è ferita, colma di dolore e di angoscia. Perciò restiamo aperti, ma “aperti per lutto”: in silenzio, aperti a chi ci vorrà fare visita, per riflettere insieme sul valore della vita – che sia la vita di Eyal, Gilad, Naftali barbaramente trucidati, o la vita delle ragazze nigeriane ancora in mano ai rapitori, o dei trenta che solo l’altro giorno sono morti tentando di raggiungere le nostre rive, ma anche di tutti i morti, di entrambe le parti, che da troppo tempo il conflitto israelopalestinese lascia dietro di sé”.
In una nota diffusa a mezzo stampa il presidente della Comunità ebraica di Verona Bruno Carmi e il Consiglio comunitario sottolineano: “Siamo veramente preoccupati per la crescita della violenza in tutta l’area e per le continue minacce allo Stato di Israele. Purtroppo gli attacchi con missili sul sud di Israele lanciati dal territorio di Gaza controllato da Hamas sono continui e provocano quotidianamente distruzioni, feriti, paura nella popolazione. Il confine con la Siria è ormai quasi interamente controllato da ribelli islamici e nelle città giordane si manifesta a favore dei jihadisti. Tutto questo non contribuisce certamente ad alcun processo di pace”. Viene poi ricordata la celebre massima di Golda Meir secondo cui la pace arriverà quando gli arabi ameranno più i loro figli di quanto odino gli israeliani. “Ma in questo momento – viene riportato – nessuna parola ci sembra più vuota che quella di pace, salam, shalom”.

(2 luglio 2014)