odio…
È strano che, dopo aver permesso a Bil‘àm di andare da Balàq, sia pure con l’avvertenza di dire e fare solo ciò che D. gli dirà, Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ Si adiri perché Bil‘àm va: se glielo ha permesso in quello stesso momento, perché è contrario?
La risposta si trova nelle stesse parole della Torah: “Wa-yìchar af E.lokìm ki holèkh hu’”, “Si accese lo sdegno di D. perché egli andava”. Nella parola “hu’” è sottolineato il fatto che nonostante la visione divina, nonostante il permesso “sub condicione”, Bil‘àm andava “hu’”, cioè di sua volontà, secondo il suo modo di volere le cose. Bil‘àm pensava ancora di poter maledire Israele, di potere – come dicono i Chakhamìm nella Ghemarah – cogliere l’istante nel quale la benevolenza divina per Israele si affievoliva, sì da sfruttare la cosa a danno del popolo ebraico.
Questa è la caratteristica dell’odio gratuito. Se il timore di Balàq era comprensibile, non altrettanto lo è l’accanimento di Bil‘àm, che – come spiegano i Maestri – prosegue anche dopo il fallimento della sua missione e dopo che lo stesso Bil‘àm deve riconoscere che gli piacerebbe possedere qualcuna delle buone qualità del popolo d’Israele.
L’odio gratuito, però, non danneggia solo chi ne è oggetto: esso si ritorce fatalmente verso chi ne è promotore e propugnatore, sia questo Bil‘àm o qualunque altro nemico col quale il popolo ebraico ha dovuto misurarsi, o il singolo abbia dovuto o debba confrontarsi.
Elia Richetti, rabbino
(3 luglio 2014)