Vittorio Foa, un premio al futuro
Restano pochi giorni per partecipare alla prima edizione del premio intitolato dalla città di Formia a Vittorio Foa, il politico, giornalista e scrittore che vi ha vissuto per lunghi anni. Il vincitore dell’iniziativa promossa da Sandro Bartolomeo, sindaco della città che a Foa aveva dato nel 1998 la cittadinanza onoraria “per meriti civili e culturali”, verrà annunciato ogni anno il 20 ottobre, nella giornata dedicata alla memoria, alla storia, alla vita e alle opere di uno dei grandi protagonisti e testimoni delle vicende italiane del Novecento.
In quel giorno si tiene il festival “Questo Novecento e oltre”, che vuole analizzare, illustrare e approfondire la conoscenza dei fatti e delle scelte che sono alla base della realtà attuale.
Lo scorso ottobre – durante la prima edizione del festival- è stato inaugurato il nuovo auditorium intitolato a Vittorio Foa, dove è stata anche annunciata l’istituzione del premio internazionale, e dove quest’anno verranno annunciati i vincitori.
C’è tempo ancora fino all’11 luglio per consegnare gli elaborati (tutte le informazioni sono reperibili sul sito www.premiovittoriofoa.it) e partecipare così in una delle tre sezioni previste. Questo Novecento è più concentrata sulla storia, mentre Il ritorno dell’individuo intende offrire un riconoscimento ai lavori di arte visiva e creativa collegati al tema del lavoro e del sindacato. Il Premio speciale della Giuria “Vittorio Foa” prevede invece l’assegnazione di un riconoscimento a persone o associazioni che abbiano contribuito a tenere viva la memoria del ‘900 e a lottare per il rispetto, il dialogo e la convivenza.
La storica Anna Foa, figlia di Vittorio, ha ricordato il grande ottimismo di suo padre, e il suo augurio è che partecipino molti giovani, con tesi, scritti, opere rivolte al positivo. Oltre allo scrittore e saggista Carlo Ginzburg, che ne è il presidente, sono parte della giuria la stessa Anna Foa e sua sorella Bettina, insieme a numerosi grandi nomi del panorama culturale e istituzionale italiano.
Pensare al futuro, amando il mondo ed essendone ricambiato, questo è stato il modo di vivere di Vittorio Foa, che amava dire “Paiono traversie, sono opportunità”, citando Giambattista Vico.
“Quando si è vissuti così a lungo e così bene, non si può abbandonare. Devo darmi un progetto” ha dichiarato poco prima di sposarsi, novantacinquenne, con Maria Teresa Tatò, compagna della seconda parte della sua vita. Per lui, politico, sindacalista, scrittore e nipote del rabbino capo di Torino, che è stato deputato alla Costituente, parlamentare per tre legislature, nel Partito d’Azione e poi nel Partito socialista, fondatore del Psiup nel ’64, segretario nazionale della Fiom, docente di Storia contemporanea nelle Università di Modena e Torino negli anni Settanta, eletto senatore Pds nel ’91, non erano solo parole.
Sempre inquieto, un personaggio anomalo, indipendente, alla perenne ricerca di qualcosa di nuovo con cui confrontarsi, Vittorio Foa ha vissuto la politica come una scelta responsabile, che comprendeva il pensiero e l’azione, e la capacità di sostenere le proprie ragioni di parte, tenendo conto al tempo stesso delle ragioni dell’altro.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(3 luglio 2014)