…vita

Chi distrugge una vita è come se distruggesse un mondo intero, chi salva una vita è come se salvasse il mondo intero (Yerushalmi, Sanhedrin 22a). Per questo noi decretiamo per i figli di Israel che colui che uccide chi non ha commesso un omicidio o un orrendo crimine, sarebbe come se uccidesse tutto il popolo. E chiunque risparmia una vita è come se risparmiasse le vite di tutto il popolo (Corano 5:32). Il valore della vita è un concetto profondamente radicato nelle culture religiose che animano il panorama mediorientale. Eppure la modernità, intesa nella accezione pericolosa di un nuovo sistema di relazioni sociali non mediate da eventi straordinari (come per l’Europa la rivoluzione francese), ha introdotto criteri di comportamento e dinamiche politiche che mettono decisamente in secondo piano l’idea di sacralità della vita. In “World War Z”, un brutto film uscito un anno fa e interpretato da Brad Pitt, quel che sta accadendo in Medioriente viene interpretato in maniera estrema immaginando l’invasione di migliaia di Zombies (morti viventi) che riescono a oltrepassare il muro di separazione fra Bethlehem e Yerushalaim senza curarsi delle perdite umane. Naturalmente la scena è estrema (come si addice a un film colossal) e brutale, ma spinge anche alle estreme conseguenze una situazione che è visibilmente presente ed è allarmante: i fondamentalismi religiosi (che sono un prodotto della modernità) considerano irrilevante la perdita di vite umane, amiche e nemiche. Per questo, paradossalmente, i gruppi fondamentalisti sono intimamente connessi e “alleati” nella logica del tanto peggio tanto meglio. Il mondo dell’Islam è in questi anni attraversato da queste pulsioni: in Iraq, in Siria, in Libano, in Yemen, in Afghanistan si contano ormai a centinaia di migliaia i morti che sono il prodotto diretto di questa logica, che apparentemente lascia nell’indifferenza sia gli ambienti di potere dei singoli paesi, sia le dirigenze delle potenze occidentali (come se un morto nel mondo islamico non avesse lo stesso valore di un morto in occidente). Ma questa logica non può essere accettata e non può essere accolta. Se è legittimo accusare di nazi-islamismo le milizie dell’Isis che provano a concretizzare l’incubo di un nuovo califfato medievale, e se è quindi legittimo e doveroso combatterle con ogni mezzo, non è legittimo adottarne le stesse logiche, nemmeno a voce o sulle pagine di facebook. Scrivere – come ho letto qua e là – che non c’è differenza tra arabi israeliani e palestinesi dei territori, o che sono tutti uguali e meritano la stessa fine è esattamente l’applicazione della logica islamista, trasferita in maniera abusiva e pericolosa in campo ebraico. Imboccare quella strada (che è senza ritorno, visto che i musulmani sono due miliardi e gli ebrei in zona sono pochi milioni) significa riaprire un capitolo che si pensava definitivamente concluso qualche millennio fa: quello degli zeloti, le cui azioni hanno di fatto determinato la distruzione del secondo tempio di Gerusalemme.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(4 luglio 2014)