Israele e la disinformazione
Chi abbia avuto la sventura di leggere L’Avvenire di ieri ha potuto godersi le elucubrazioni di Padre Neuhaus, assurto all’alta carica di Vicario del Patriarcato Latino di Gerusalemme, forse un premio alla sua conversione al cristianesimo. Secondo lui, in Israele “l’umore è cupo. C’è tristezza, frustrazione, paura”. Secondo la mia modesta opinione, essendo vissuto in questo paese dal 1947, abbiamo oltrepassato ostacoli ben più gravi. Mia figlia è medico a Beer Sheba, madre di tre figli, e non ha mancato un solo giorno di servizio. Secondo Neuhaus, che non ha mai detto una parola dolce verso Israele nemmeno per sbaglio, vedremo altre situazioni gravi “finché i nostri leader non si convinceranno che la vittoria non può arrivare per via militare” . Questa volta almeno mi sembra che la posizione di Israele sia impeccabile. Abbiamo incassato per giorni a giorni lanci di missili e razzi contro la popolazione civile di Sderot, Ashdod, Beer Sheba senza reazione alcuna. Abbiamo lanciato avvertimenti, abbiamo permesso che continuasse ininterrotto il passaggio di generi di prima necessità alla Striscia di Gaza affinché la popolazione non soffra, e questo è il ringraziamento?
Né il giornalista è migliore. “La crisi è arrivata con un tempismo sospetto” sottolinea. La crisi, egregio signor Andrea Galli, è arrivata quando Hamas lo ha ritenuto opportuno, senza suscitare nessun rimprovero da parte del quotidiano cattolico.
Per molti giorni consecutivi i civili israeliani hanno subito i lanci di razzi che vogliono paralizzarne la vita, e Israele non ha reagito. Quando lo ha fatto, ha avvertito in anticipo perché i civili di Gaza potessero mettersi in salvo, e ha permesso che i rifornimenti continuassero ad arrivare nella Striscia. Un quotidiano che si rispetti potrebbe qualche volta scrivere la verità.
Sergio Minerbi, diplomatico
(14 luglio 2014)