Periscopio – Euforia criminale
Se vivessimo in un mondo normale, se non fossimo continuamente avvolti da un totale sonno della ragione, se restasse in giro un minimo di morale elementare, o perlomeno di senso comune (di quello che i bambini cominciano ad apprendere a quattro anni), non dovrebbe esserci il minimo dubbio, la minima esitazione sull’atteggiamento da prendere di fronte all’ennesima guerra di Gaza. Una banda di criminali ha deciso, in modo assolutamente autonomo, indipendente, autoreferenziale, di dare un’imponente accelerata a quello che è il suo unico sport preferito, l’unica attività a cui ha votato la propria esistenza, la sua unica ragion d’essere. Dall’altra parte, c’è una comunità di uomini normali che chiede solo – cosa inaudita, inconcepibile, assurda – di poter vivere al riparo di una continua e incessante pioggia di missili, che copre ormai l’intera superficie del Paese, e che non conosce mai un giorno, un’ora, quasi un minuto di sosta.
L’escalation di Hamas ha tutto il sapore di una sorta di festeggiamento collettivo, di euforia popolare seguita al rapimento e all’uccisione dei tre adolescenti di Hebron: come dei fuochi di artificio di un capodanno infinito. Essa non rivela alcun serio e razionale scopo politico o militare, al di là del solito, consueto obiettivo, sempre lo stesso: martellare l’odiato nemico, costringerlo a una reazione, esibire le proprie vittime davanti al mondo per rinfocolarne le eterne pulsioni antisioniste, antiebraiche, antitutto.
E il mondo, ovviamente, come sempre, non aspetta altro, ci casca con gioia, con voluttà, lieto di poter cacciare dall’armadio le solite vesti di doppiezza, ipocrisia, cinismo: le trite evocazioni dei “doppi estremismi”; gli inviti alla moderazione rivolti a entrambe le parti, come se avessero entrambe le medesime responsabilità; la macabra contabilità dei morti, senza mai ricordare chi le voglia e chi cerchi di evitarle; le continue denunce dell’uso sproporzionato della forza, quando qualsiasi altro Paese al mondo, nelle medesime condizioni, se solo ne avesse avuto la possibilità, avrebbe certamente reagito molto prima di Israele, molto più energicamente – senza tante telefonate, volantini, messaggi -, per difendere i propri cittadini dalla tempesta distruttiva.
L’Europa sta indossando nuovamente la sua maschera peggiore, e lo fa attraverso le deprimenti parole del suo nuovo Presidente, Junker, che ha tranquillamente sdoganato Hamas, sollevandola dalla responsabilità dei crimini che la stessa organizzazione rivendica con orgoglio, e puntando il dito, come sempre, come Israele, per i danni causati dal suo esercito alla popolazione civile.
E’ inutile, probabilmente, lamentare l’ascesa, nell’opinione pubblica e nel Parlamento europeo, delle forze populiste, xenofobe, antisemite, se simili posizioni vengono sostenute dai rappresentanti dell’Europa ‘buona’, ‘civile’ e ‘democratica’.
I ‘cattivi’ non sono affatto ‘antieuropei’, sono solo europei senza ipocrisie.
Francesco Lucrezi, storico
(16 luglio 2014)