Israele e la Storia
Lo scenario attuale lo conosciamo tutti: Israele vuole dare una colpo (spererebbe definitivo) ad Hamas attraverso azioni militari che per colpa di Hamas si trasformano in questioni etiche: civili uccisi, anche se sappiamo, e lo sanno tutti, che sono scudi umani; ritorsioni sui palestinesi che sparano i razzi da Gaza (e non solo) su Israele; quelli sparano i razzi, e Israele reagisce; Israele reagisce, ci scappa il morto di qualche civile e Hamas reagisce, e così avanti all'(speriamo di no) infinito.
Stabilire chi per primo abbia incominciato serve a poco: a forza di analizzare i rapporti causa-effetto, si va all’indietro all’indietro, ma la situazione non cambia.
Certo che hanno cominciato i palestinesi-Hamas, ma la gente o non se ne rende conto o non vuole rendersene (più probabile); anche qui, si ritorna al refrain “chi è nato prima: l’uovo o la gallina”.
Ma in questo caso, se vogliamo essere proprio obiettivi (anche a nostro svantaggio), il destro glielo abbiamo offerto noi: in che modo ?
Coi famosi allargamenti a est, in Cisgiordania.
Il continuo stillicidio con cui vengono effettuati gli insediamenti dura ormai da anni, e da anni i palestinesi-Hamas etc. si lamentano, e con le loro lamentele si conquistano sempre maggiori fette di opinione pubblica, che mal vede questo nostro “mangiarsi il salame fetta a fetta”, e lo vede (dal loro punto di vista anche giusto) come un grosso ostacolo alla pace.
Che ci piaccia o no è così, e noi ci siamo giocati una buona parte dell’opinione e dell’immagine favorevole che avevamo conquistato con le guerre del ’67 e del ’73.
E questo ha innescato i lanci di razzi dei palestinesi-Hamas, che ha innescato le reazioni di Israele, e così si è avviato il loop in cui noi e loro ci stiamo ora avvitando.
E qui mi allaccio al tema di questo intervento: Israele non conosce bene la Storia.
Vado subito alle conclusioni e poi spiego: il grosso errore di Israele è stato quello di non annettersi subito in tutto e per tutto la Cisgiordania dopo la guerra.
È la parte più fertile e più ricca di tutto il territorio, quella che Israele ha sempre in cuor suo desiderato e che ora malamente cerca di accaparrarsi con la tecnica del salame.
Cosa sarebbe successo se lo avesse fatto? Certo, molti, una buona parte del mondo, Vaticano e USA compresi, avrebbero sbraitato, protestato, ci sarebbero sate manifestazioni, boicottaggi (ce ne sono ancora delle une e degli altri), ci sarebbero state assemblee dell’ONU, con quel (non) contano, insomma ci sarebbe stato un gran casino, ma alla fine la cosa sarebbe stata metabolizzata, altri eventi sarebbero sopravvenuti e nel giro di un anno la cosa si sarebbe stabilizzata, ormai acquisita.
E noi ci saremmo tolti un peso ed un pensiero per sempre.
Ma, ed ecco le spiegazioni e il fatto che Israele ignora la Storia. Come si pensa che l’Italia abbia ottenuto il Trentino – Alto Adige? Dopo una guerra vinta: l’Austria perdette la guerra, e perdette anche dei territori, e nessuno, o pochi, ebbero da ridire: chi perde, perde. Qualcuno però sì: i sud Tirolesi, i quali furono lasciati liberi di andarsene in Austria se volevano (e l’Austria aveva una paura fottuta che ci andassero sul serio, rompiballe come erano e sono sempre stati !), o di restare in Italia e diventare cittadini italiani, anche se con lo schifo al naso; e cosa ottennero? Ottennero quel paradiso in terra che è la provincia autonoma di Bolzano, gonfia di soldi e di facilitazioni che lo Stato Italiano ha dato e continua a dare loro.
In Israele non sarebbe stato pensabile una cosa del genere, mutatis mutandis? O in Giordania, Egitto, o Siria (che si guardavano bene dal prenderli, rompiscatole come sono sempre stati anche loro), o cittadini israeliani con tutti i doveri ed i diritti.
Vogliamo qualcosa di più recente? E anche qui, Israele mostra di non sapere o non ricordare la Storia: come andò con l’Istria e la Dalmazia dopo la seconda Guerra mondiale? L’Italia perdette, e la Jugoslavia si annettè Fiume, Pola e tutto il resto; gli italiani o restavano (e diventavano yugoslavi) o se ne andavano; molti se ne andarono, e divennero quei 300.000 profughi giuliano dalmati che l’Italia ancora deve in qualche modo risistemare.
Da che mondo è mondo, le cose vanno così: perché per Israele non potevano andare allo stesso modo ?
Qualcuno potrà forse dire che è un po’ troppo semplicistico trattare questa cosa in questo modo: ma le cose, in generale, seguono cammini semplici, naturali, ovvi; siamo noi poi che con i nostri arzigogoli metali le complichiamo ed alla fine ne restiamo prigionieri.
Io continuo a credere che gli eventi storici (non ci sono solo questi: ricordati di come la Francia si prese la Corsica, e poi sempre la Francia si prese Nizza, la Savoia, ecc. ecc. ecc.) seguano di base queste direttrici semplici, immediate, naturali, invalse nella natura umana.
Forse ad Israele è mancato il coraggio al momento opportuno: adesso è tardi, e qualunque cosa faccia sbaglia.
Sbaglia a cercare di prendersi la Cisgiordania pezzetto per pezzetto: fa così il gioco dei palestinesi che se ne fanno un’arma efficacissima per la loro propaganda di vittime sopraffatte dall’ingordigia e dalla violenza israeliana, che non vuole la pace in cambio di territori.
La questione del Sinai con l’Egitto è stata gestita meglio: è vero che il Sinai interessava di meno ad Israele e quindi tutto è stato più facile, ma proprio perché la Cisgiordania riveste un interesse molto maggiore, la cosa doveva venir gestita forse con più decisione; e se anche in questo caso ci dovevano essere territori in cambio di pace, almeno Israele avrebbe avuto davvero i territori da dare in scambio.
Marco Ascoli Marchetti,
Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(18 luglio 2014)