Solidarietà umile
Per distrazione ho fatto scadere il passaporto e per un mese circa dovrò farne a meno. È curioso pensare che non mi servirà a nulla (giustamente) aver militato in un movimento giovanile sionista, aver trascorso un anno in kibbutz, aver studiato e insegnato la storia di Israele, aver discusso e litigato con amici, colleghi e allievi cercando di combattere tanti pregiudizi e falsità: se cercassi di mettere piede in Israele sarei comunque considerata (giustamente) una cittadina italiana con il passaporto scaduto. Giustamente, lo ripeto per la terza volta, perché Israele è dei suoi cittadini, di quelli che devono convivere ogni giorno con gli allarmi e i razzi che rischiano di piovere sulle loro teste. Posso amare Israele ma questo non mi dà il diritto di entrarci quando e come voglio; allo stesso modo, la doverosa solidarietà con Israele non fa di me un’israeliana. Dovrebbe essere una solidarietà consapevole dei propri limiti. Perché i missili non piovono su Torino, né su Milano, né su Roma, né su Firenze; non piovono su chi critica Israele così come non piovono su chi lo difende.
Anna Segre, insegnante
(18 luglio 2014)