…cecità

Quando Gianni Vattimo si esibisce nelle sue uscite antisioniste non riesce mai a dissimulare il suo infelice antisemitismo (“Leggete qualche giornale che non siano quelli italiani posseduti dal Mossad, posseduti dalla caste di quelli che hanno i soldi”). Vattimo è il filosofo del pensiero debole, forte però, a tempo debito, in certi particolari e inveterati pregiudizi. Come svolga la sua logica di intellettuale non lo si capisce. Ciò che si capisce, però è che sono molti gli intellettuali e opinion makers che fondano il loro pensiero su premesse logiche contraffatte, quando ci si aspetterebbe che, oltre alla manifestazione di un turbamento della coscienza, proponessero qualche idea illuminante che avvii la mente altrui alla riflessione. Perché si può anche sostenere, ad esempio, che Israele stia reagendo in modo esagerato ai razzi sparati da Hamas, ma bisognerebbe allora dire con quale reazione ci si aspetta che uno stato si difenda da un attacco terroristico attuato con le metodologie barbare dello scudo umano. Perché si può anche affermare che Israele dovrebbe concedere qualcosa di sostanziale in vista di una pacificazione dell’area, ma bisognerebbe anche interrogarsi sull’intransigenza di Hamas, il cui l’obiettivo ultimo non è mai stata la pace ma l’eliminazione di Israele. Ciò che preoccupa di più, infine, sul piano socio-politico è che mentre a Tel Aviv è possibile una manifestazione contro la guerra, a Gaza nessuno oserà mai mettere in discussione la politica terroristica di Hamas che, non potendo Israele transigere sulla propria sopravvivenza, è la politica del vicolo cieco.

Dario Calimani, anglista

(22 luglio 2014)