Le ferite profonde
Sean Carmeli, un ragazzo ebreo del Texas, si è arruolato nell’esercito di Israele per dare il suo contributo. Era da solo qui in Israele, tutta la sua famiglia lontana. È rimasto ucciso in uno degli ultimi attacchi nella Guerra infernale di Gaza. È partito un giro di whatsapp: “La sua famiglia arriverà domani, non lasciateli soli a seppellirlo!”. Al suo funerale sono venuti in 20mila.
Israele sta stringendo i denti, sta raccogliendo tutte le forze per restare sveglia, savia, lucida, integra, umana, determinata, positiva, indenne, pura.
Mentre Israele tuona e cura le ferite profonde io sono a Piacenza, alla Mondialità, dove 140 ragazzi da ‘Egitto, Israele, Autorità palestinese, Polonia, Macedonia si incontrano per il quarto anno consecutivo per esplorare identità, tradizioni e culture diverse.
Dopo tanti giorni di allarmi, sirene, missili e dardi avvelenati dal mondo piombiamo in una situazione irreale: i nostri ragazzi vengono accolti con affetto, con empatia verso le ultime vicissitudini, con interesse sincero verso le loro storie e le loro testimonianze. Il tema di questo anno è “il sogno” e il personaggio a cui ispirarsi è Giuseppe, figlio di Giacobbe che fu venduto dai suoi fratelli. “Non ci sono sogni a buon mercato”, dice Don Umberto Ciullo della Parrocchia di Roveleto, nel discorso di apertura. “Per realizzare un sogno si deve faticare, ci si deve credere”.
Io sono qui, ad entusiasmare i ragazzi, a organizzare danze e giochi. In questi giorni allestirò lo spettacolo Beresheet che presenteremo a Siena, in Piazza Duomo, con rappresentanti di tutti i Paesi dove spiegheremo in prima persona quanto la guerra sia l’antitesi della ragione! Sono arrivata qui con grandi perplessità: portiamo tutti con noi lastre di dolore, di paura, di rabbia…dovremo raccogliere tutte le energie interiori per dare un esempio ai nostri ragazzi. Per creare nuovi modelli educativi, scevri da rancore, da pregiudizi, ai quali aspirare e ai quali ispirarsi .
Il mio cuore è a casa, in Israele, con tutta Israele. Tra un’attività e un’altra corro a Ynet, a Pagine Ebraiche, ai siti di Israele.
Si avvicina Maria, una delle educatrici… “Tutto bene Angelica?” mi chiede con uno sguardo preoccupato. Ho appena letto la notizia di un altro soldato caduto, ho il cuore gonfio di compassione per le madri, per le famiglie, le mogli e le fidanzate di questi ragazzi uccisi dal terrorismo folle di Hamas. “No, no, no…tutto male!”, grido. Mi sto domandando come ha fatto Dio a crearci e a metterci sulla terra per poi dare la possibilità a gente malvagia e spietata di distruggere l’umanità. Maria mi abbraccia. Tremo e questa dissonanza tra l’atmosfera di grande affetto che c’è qui intorno a me con questi splendidi ragazzi e le notizie che mi arrivano da Israele mi avvolge, mi conforta.
Piangiamo insieme Maria e io, una ragazza e una madre, e restiamo abbracciate, mentre le lacrime di entrambi si fondono in un velo leggero.
Angelica Edna Calò Livne
(23 luglio 2014)