Periscopio – Solitudini
Come prevedibile, in questi giorni tristi e terribili le piazze e le strade di molte città del mondo si stanno riempiendo di folle anti-Israele e, ovviamente, pro-Palestina. Ho scritto ‘ovviamente’, perché questa contrapposizione è sempre rappresentata come una cosa di tutta evidenza. Se ci sono due contendenti, è normale che, se parteggi per uno dei due, sei contro l’altro. Ebbene, io credo non solo che questa rappresentazione sia profondamente errata, ma anche che sintetizzi in sé tutta la profonda distorsione che del conflitto mediorientale, da sempre, si tende a dare. Questo conflitto non è, non è mai stato, checché se ne dica, una contesa territoriale tra due popoli che lotterebbero, con diverse e contrapposte ragioni, per rivendicare una stessa terra. Se così fosse, niente impedirebbe a entrambi di trovare adeguata soddisfazione alle proprie legittime aspirazioni. A nessuno dei due dovrebbero essere richiesti rinunce e sacrifici particolarmente onerosi.
Il conflitto è di tutt’altra natura, molto più profondo e radicale, ed è quello tra chi accetta la logica della coesistenza, del dialogo, della condivisione, e chi invece la rifiuta, e di tale rifiuto – più o meno esplicito, categorico, assoluto – fa una ragion d’essere, un dogma, una religione. Ben sappiamo quanto sia vasto e agguerrito, non solo in Medio Oriente, questo “fronte del rifiuto”, ed è proprio dalla forza, dal radicamento politico, sociale e culturale di tale fronte che trae costante alimento la tragedia di quella terra.
Ma questo ragionamento non viene mai seguito, neanche in minima parte, dai cosiddetti “amici della Palestina”, per i quali la solidarietà col popolo palestinese coincide sempre – o, almeno, non entra in contraddizione – con la solidarietà verso le forze violente e distruttive che, in nome del cieco ed eterno odio contro Israele, non esitano a condannare gli stessi palestinesi a un destino di morte e distruzione. Come quello di questi giorni.
Avere degli amici è una delle cose più belle che possa capitare a un uomo, o a un popolo. A patto, però, che si tratti davvero di amicizia, e non di qualcos’altro. Cicerone disse che l’amicizia non può essere disgiunta da una comune ricerca del bene, della virtù, altrimenti diventa correità, complicità. C’è in giro, sia pure come esigua minoranza, qualche vero amico della gente di Gaza, che voglia aiutarla ad affrancarsi dal ‘cupio dissolvi’ dei suoi governanti? E i palestinesi sono davvero contenti di queste folle di apparenti amici?
Abbiamo parlato molte volte, su queste colonne, della solitudine di Israele, e temo che dovremo continuare, a lungo, a parlarne. Ma, per quanto dura e pesante, questa solitudine non sarà mai altrettanto crudele di quella, così affollata, della Palestina.
Francesco Lucrezi, storico
(23 luglio 2014)