Nugae – Parole tra noi
Passare in rassegna colorati siti web di giornali secondo un preciso rituale che richiede come minimo un’oretta di tempo dedicata a se stessi e al proprio computerino sulle ginocchia, con accanto caffeina a portata di mano e un esemplare cartaceo a vegliare con severa ma accondiscendente aria paterna, ultimamente com’è inevitabile sta diventando da utilmente dilettevole a vagamente angoscioso. Non potendoci far nulla, non resta che andare alla ricerca spasmodica di buone notizie. Mica chissà che, anche un trafiletto va bene per respirare un momentino tra le bracciate a stile libero nei tormenti. D’altra parte ci devono pur essere. Ecco in questa desolazione, che i telegiornali italiani riempiono di immagini di turisti con piedi nelle fontanelle e mangianti gelato per sfuggire alla calura estiva, le rubriche di linguistica sembrano essere la sola scappatoia. Quelle fioriscono sempre e quasi sempre sono pure abbastanza interessanti. Su Haaretz per esempio, oltre che una Poesia della settimana – come il Guardian che detiene il record delle più belle e il New York Times che si dà un sacco di arie con i suoi Haiku – hanno addirittura una Word of the Day, cioè ci si impegnano proprio tutti i giorni. Qualche giorno fa era “ofi”, che significa “carattere” e viene dal greco antico “euphuia” (buon temperamento): “ed ecco qua!”, come direbbe il mitico papà in Il mio grosso grasso matrimonio greco. Poi c’è il Forward che ha proprio un suo esperto non altrimenti conosciuto se non col nome di Philologos. Spesso leggermente pedantino, ma qualche volta illuminante: qualche tempo fa ha disquisito del verbo inglese di recentissima invenzione “to bagel”, che significa qualcosa tipo lasciar intendere a qualcuno con nonchalance di essere correligionari o accertarsi che effettivamente lo sia. Troppo geniali questi anglofoni. Nemmeno questo notiziario si sottrae, con i suoi paragrafetti azzurri. In ogni caso questa della linguistica dev’essere un po’ una moda: anche tra le Ted talks – nuovo progetto: guardarne almeno una al giorno così da poterle citare al momento opportuno con finta leggerezza e poter affermare di essere una persona che guarda video intellettuali – spopolano gli studi in particolare sul lessico. Magari tutto ciò è legato proprio al fatto che visto che quello che il linguaggio può esprimere, che siano sentimenti confusi o freddi fatti, getta così tanto nello sconforto, allora a questo punto l’unico rifugio che gli resta è un amaro parlar di sé in un turbine fine a se stesso. Parole parole parole parole parole soltanto parole, parole tra noi. E a pensarci bene da un’altra prospettiva sarebbe tanto bello.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(3 agosto 2014)